Ex cave, nuovi pozzi, acque depurati, invasi: ecco le armi contro la siccità

È necessario ridurre gli sprechi e ottimizzare con la tecnologia i sistemi di irrigazione dei campi
Agricoltore nei campi della Bassa bresciana messi a dura prova dalla siccità - Foto Giovanni Benini/Neg © www.giornaledibrescia.it
Agricoltore nei campi della Bassa bresciana messi a dura prova dalla siccità - Foto Giovanni Benini/Neg © www.giornaledibrescia.it
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Un’estate 2022 da dimenticare, che invece potrebbe diventare una realtà costante. La siccità indotta dai cambiamenti climatici ha colpito duro, come altre volte nell’ultimo decennio. La Regione ha calcolato in 43 milioni i danni provocati all’agricoltura bresciana (417 a quella lombarda). Si discute molto sulla necessità di mettere in campo soluzioni strutturali, da una parte per ottimizzare l’uso dell’acqua, dall’altro per accrescere le riserve. Temi che coinvolgono le associazioni di categoria, i consorzi di bonifica, i Comuni e la Regione, responsabile diretta di interventi oppure organo regolatore per altri. Dal Pirellone, insomma, si deve passare.

Diverse le proposte emerse contro l’emergenza. La Regione, ad esempio (prima in Italia), ha varato una legge sull’uso di ex cave come nuovi bacini di accumulo: un’operazione in questo senso è in atto a Calcinato. I tempi (fra una autorizzazione e l’altra) sono però molto lunghi e i costi alti. Un’altra possibilità è aumentare la capienza dei bacini di alta montagna con campagne di drenaggio. Gli agricoltori chiedono anche di snellire la burocrazia per nuovi pozzi, di ottimizzare la manutenzione delle reti di irrigazione.

Ridurre i consumi e la dispersione

Fondamentale è comunque la riduzione dei consumi per uso agricolo (e domestico), grazie all’uso di nuove tecnologie di irrigazione. Bisogna intervenire anche sulla dispersione idrica: le reti distributive (specie degli acquedotti) sono piene di buchi.

Una nuova frontiera per l’alimentazione dei campi è il ricorso alle acque reflue depurate. Oggi in Lombardia l’uso è limitato a una quantità stimabile fra il 15 e il 20% (contro il 4% della media nazionale). Nel Bresciano sono in atto sperimentazioni proprio per aumentare questa pratica. Cosa non semplice: si tratta di garantire severi parametri di salute dell’acqua, oltreché di promuovere una efficiente rete di distribuzione. Su questo sia Acque Bresciane che A2A stanno lavorando in vista della prossima stagione agricola.

Si è parlato molto dell’irrigazione di precisione. Bisogna però tenere conto della specificità della nostra pianura, da secoli alimentata con il sistema dello scorrimento che garantisce il rinnovo delle falde. Certe colture, del resto, non possono essere nutrite a goccia. Innovazioni sono necessarie per aumentare l’efficienza dei sistemi, tenendo conto delle specificità dei territori. Regione, consorzi di bonifica, associazioni di categoria, gestori del ciclo idrico sono in prima linea.

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