Ex cava Castella 2, la decisione slitta a settembre

Le integrazioni al progetto di discarica da 800mila tonnellate sono giunte in ritardo
La ex Cava Castella - New Eden Group © www.giornaledibrescia.it
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La Conferenza dei servizi di giovedì scorso negli uffici della Provincia avrebbe potuto decidere la realizzazione della nuova discarica Castella 2 nella ex omonima cava (Ate25) sul suolo di Rezzato al confine con Buffalora, destinata ad accogliere rifiuti speciali non pericolosi di 14 tipologie diverse, per un totale di 800 mila tonnellate.

La richiesta - ricordiamo - era stata inoltrata nel dicembre 2016 dalla società La Castella srl di Padenghe sul Garda, società pubblica detenuta al 100% da Garda Uno. Ma così non è stato, a causa del ritardo con cui la stessa società ha inoltrato le integrazioni al progetto chieste nel corso del sopralluogo effettuato in loco, circa un anno fa, da Provincia e dagli enti preposti alle valutazioni. Troppo poco il tempo per una ulteriore e approfondita valutazione sui nuovi inserimenti: ogni decisione è rimandata a settembre.

Questa seconda richiesta - ricordiamo - è arrivata dopo il no definitivo di regione e Tar alla discarica Castella Srl da 1,8 milioni di tonnellate di rifiuti (anche putrescibili) prevista a soli 50 metri di distanza dal luogo dove dovrebbe essere realizzata la nuova.

Inutile nascondere che la situazione preoccupa in primis il Comune di Rezzato, come sottolinea Emanuela Ogna vicesindaco e assessore all'ambiente: «Ribadiamo il nostro parere contrario all'autorizzazione, poiché permangono le criticità ambientali, sia sul sito prescelto che nel contesto di zona, sottoposta a forte stress di inquinamento ambientale. Pur con le modifiche volumetriche e progettuali, non sono risolti i nodi incompatibili col contesto territoriale in cui è stata inserita. Citiamo la vicinanza, sia della falda affiorante che di alcuni pozzi, l'accumulo di inquinamento ambientale dovuto a più sorgenti che premono sullo stesso territorio e un indice di pressione che non permetterebbe con le richieste pervenute ad oggi».

Anche il Codisa (Comitato Difesa Salute e Ambiente) di Brescia, presente alla conferenza dei servizi, protesta fermamente denunciando come «ancora una volta le istituzioni preposte titubano, se non addirittura latitano, rispetto alla chiara e netta posizione che dovrebbero prendere sul diniego di tale discarica». Codisa addita in particolare l'Ats chiedendo di «fornire un parere chiaro, prendendosi le proprie responsabilità e non, come visto, subordinarlo a quello di Arpa». In questa area critica - prosegue Codisa - occorre solo sottrarre inquinamento e non più aggiungerne, in quanto si sta iniziando un processo di riqualificazione attraverso un’ideale congiunzione tra il neonato parco delle Cave e l'estensione del Parco delle colline». Al progetto, conclude Codisa «noi ci siamo già opposti, pronti a mobilitare i cittadini, senza lasciare nulla di intentato».

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