Ex Alabarda: la protesta arriva in Broletto

«Con lo sgombero non si può permettere che poi la gente finisca per strada»
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C'erano Shazia, Mariam e Lorena, cartelloni di protesta e passeggini al seguito. Molte mamme, qualche nonna. Con l’associazione Diritti per tutti hanno portato davanti a palazzo Broletto quella che più di una protesta è una richiesta: non finire in mezzo alla strada per lo sgombero annunciato dell’hotel Alabarda, occupato da loro e da altre 60 persone circa da maggio 2015.

Non tutti abitano nelle stanze dell’albergo di via Labirinto dall’inizio, molti sono arrivati più tardi: inquilini italiani e stranieri, provenienti da altri sfratti, da alloggi di fortuna, in molti casi per la perdita del lavoro. Nessuno, ad oggi, sa dove andare dopo lo sgombero.

Prefettura e assessorato alla Casa della Loggia stanno cercando una soluzione, mentre i servizi sociali tengono colloqui individuali con gli occupanti. «Uno sforzo che si inserisce negli strumenti previsti dalla Regione per contrastare l’emergenza abitativa», spiega l’assessore Fenaroli, come l’individuazione di alloggi a canone concordato o in cohousing. A rendere ancora più complessa l’operazione è il fatto che alcuni degli occupanti dell’ex Alabarda (circa una quindicina) risultano residenti in altri comuni del Bresciano.

Ecco quindi l’appello di Diritti per tutti, che respinge l’ipotesi di fare ricorso a un dormitorio «perché sarebbe una soluzione peggiorativa», spiega Umberto Gobbi, ma chiede che a ciascun occupante sia garantita una «sistemazione alternativa dignitosa. Non possono finire per strada: se così fosse non staremo a guardare, ma faremo in modo che il diritto alla casa venga affermato anche per queste persone».

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