Erano una banca abusiva per i connazionali: 21 cinesi indagati e sequestrato oltre 1 milione

Sono accusati di associazione per delinquere finalizzata alla prestazione abusiva di servizi di pagamento, autoriciclaggio e riciclaggio
L'operazione della Guardia di Finanza
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Svolgevano attività bancaria abusiva per connazionali in tutta Italia e offrivano un vero e proprio «pacchetto di servizi», riuscendo ad aggirare il sistema di prevenzione antiriciclaggio.

Questa l’accusa mossa dalla Procura di Brescia nei confronti di 21 persone di origini cinesi, ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla prestazione abusiva di servizi di pagamento, autoriciclaggio e riciclaggio, il tutto aggravato dalla transnazionalità del reato. Tre cinesi sono stati arrestati a Brescia (due sono donne) per riciclaggio in flagranza di reato, avevano con sé più di 600mila euro in contanti. Quattro invece denunciati rispettivamente per esercizio di giochi d’azzardo, riciclaggio e due per ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato. 

Nell’ambito dell’inchiesta dei pubblici ministeri Paolo Savio, Carlotta Bernardini e Claudia Passalacqua, i militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Brescia e del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata della Guardia di Finanza hanno perquisito 31 soggetti (21 persone fisiche e 10 entità giuridiche) tra le province di Brescia, Bergamo, Milano, Cremona, Pistoia, Verona, Bolzano, Reggio Emilia, Prato e Udine. Sequestrati oltre un milione e 200mila euro in contanti, sei Rolex, decine di cellulari e cinque macchinette contasoldi. A casa di uno dei coinvolti è stato trovato anche un bouquet di fiori con dentro 1280 euro.

Il bouquet con i contanti
Il bouquet con i contanti

Secondo le indagini il gruppo cinese riutilizzava il denaro contante raccolto presso la comunità cinese presente sul territorio nazionale.

Una volta raccolta la liquidità nei vari hub, il denaro sarebbe stato utilizzato per monetizzare fatture false. Due le modalità del trasferimento dall’Italia alla Cina di dei soldi in contante: da una parte attraverso l’utilizzo di applicazioni informatiche crittografate, dall’altra grazie sistema «Fei Chen» che permette il trasferimento di denaro non tracciato su base fiduciaria.

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