Emergenza nutrie, servono fondi e strategie per combatterle
Le nutrie continuano a essere un problema per l’agricoltura bresciana e lombarda. La loro diffusione nella campagna della Bassa e delle province confinanti di Mantova, Cremona e Bergamo ha raggiunto una consistenza ormai preoccupante.
Lo sanno bene gli agricoltori che si vedono danneggiati continuamente gli argini delle seriole, dei canali irrigui, o i raccolti del mais, ma lo sa altrettanto bene chi abita in pianura o transita in macchina lungo le strade che costeggiano i campi, punteggiate da centinaia di corpi di nutrie schiacciate dalle auto.
Il contenimento in questi anni ha dato qualche risultato ma il territorio è talmente vasto che il problema può essere arginato solo mettendo in campo risorse ingenti. Ora il «nodo nutrie» sta per essere portato di nuovo all’attenzione della Regione, decisa ad interpellare anche lo Stato. Oggi a Palazzo Lombardia si riunirà per la prima volta il «Tavolo nutrie» convocato dall’assessore Fabio Rolfi.
«Ho invitato tutti gli attori coinvolti per arrivare a un piano di contenimento condiviso - spiega il responsabile di agricoltura, alimentazione e sistemi verdi del Pirellone -. Voglio unire le esperienze e avere azioni coordinate su tutto il territorio regionale. Le risorse non sono però sufficienti e serve un fondo nazionale - aggiunge -. Ne ho già parlato con il ministro Centinaio che si è dimostrato sensibile e quindi confido in un’azione incisiva che rimedi ai danni provocati alla nostra agricoltura».
Al tavolo parteciperanno le associazioni di categoria degli agricoltori, l’autorità di bacino del fiume Po, le Province interessate dal fenomeno, l’Anci, i consorzi di bonifica, Aipo, e Federparchi. Visto che il problema sta attanagliando sempre più il mondo agricolo da almeno 20 anni, viene spontaneo chiedersi se sia possibile trovare un rimedio, visto che in natura, dalle nostre parti, la nutria non ha antagonisti.
La risposta è arrivata dal presidente di Confagricoltura Brescia, Francesco Marinoni. «Una soluzione esiste - spiega Marinoni -. C’è già un precedente, in Inghilterra, dove invece che contenerla l’hanno eradicata. Come? Consentendo ai cacciatori di sparargli in un paio d’anni il problema è stato risolto. Per riuscirci serve anche facilitare l’eliminazione dei corpi, come fanno anche in altre province, perché da noi vanno messe in freezer e poi portate all’inceneritore e questo gonfia i costi». I danni? «Possono diventare un problema oltre che per i trattori nei campi anche per le automobili in transito sulle strade - ricorda il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini -. I tunnel sotterranei fanno crollare gli argini dei canali e può succeder anche su qualche direttrice stradale».
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