Elisabetta Ballarin,a Monte Isola per ricominciare

La lettera di Elisabetta Ballarin, 27enne che fu tra le «Bestie di Satana»
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Le lettere di questa rubrica, in genere, sono sottoscritte da pseudonimo o iniziali; tutela doverosa nei confronti dell’identità di chi vive una situazione di privazione della libertà. Questo mese (d’accordo con l’autrice) lasciamo il nome, pur consapevoli del clamore mediatico suscitato dalla vicenda. Clamore non certo cornice ideale per chi cerca un percorso riabilitativo spesso fonte di giudizi superficiali.

Carlo Alberto Romano, Presidente ACT - onlus

 

Per parlare della mia esperienza a Monte Isola in maniera completa occorrerebbe indagare a fondo i sentimenti che vivono nell’animo di una persona privata della libertà per molti anni. Essere rinchiusi e soffrire per i pesi delle colpe e per ciò che si subisce dona un sapore particolare a quella che è «solo» un’esperienza di lavoro non retribuito stagionale. Quando qualcuno sbaglia e fa poi di tutto per diventare migliore, anela a dimostrare i propri cambiamenti, desidera compiere dei gesti concreti che vadano ad immettere positività in una vita segnata da esperienze negative.

Per me, quindi, lavorare per il Comune di Monte Isola ha assunto un significato profondo e forte. Significa poter essere utile, svolgere un lavoro per la collettività, creare e vivere incontri positivi con le persone e affrontare tutte le difficoltà che camminano di pari passo con l’esperienza lavorativa. Ma per quanto queste possano talvolta essere demoralizzanti, la voglia di fare e di fare bene è sempre più grande e permette di superarle. Quindi il bilancio del progetto che mi ha vista partecipe è indubbiamente positivo, sebbene le prime settimane mi abbiano portato anche molti momenti di sconforto inducendomi a pensare, più volte, a rinunciare: non certo per mancanza di volontà bensì a causa della bufera mediatica sollevatasi. Per fortuna questa bella isoletta nel mezzo del Lago d’Iseo è un luogo pacificante, capace di donare serenità a chi lo abita o lo visita. I montisolani si sono dimostrati persone aperte e prive di pregiudizi, che mi hanno accolta dandomi la possibilità di farmi conoscere prima di giudicarmi. Vera luce in una vita segnata da tante ombre.

Il lavoro nobilita realmente l’uomo: poter lavorare significa rimettersi in gioco, ricominciare ad andare avanti, per costruirsi una vita nuova.

Elisabetta Ballarin

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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