«E' vero: l'ho colpito io perché ho reagito ad un suo pugno»
L’ammissione di colpa è arrivata a tarda sera, quando il cuore della sua vittima aveva già cessato di battere. Il fermo disposto alle 4 del mattino dal sostituto procuratore Teodoro Catananti che ha raccolto la confessione.
«E’ vero l’ho colpito io perchè ho replicato ad un suo pugno» ha detto agli inquirenti Anthony Aiello, 23 anni da compiere a fine agosto, accusato dell’omicidio del 21enne colombiano Yaisy Bonilla, accoltellato fuori dalla discoteca Disco Volante, al centro commerciale Flaminia di via Corsica all’alba di domenica.
Il giovane assassino è stato condotto in stato di fermo nel carcere di Canton Mombello dopo essere stato medicato al Civile, dove gli è stata ridotta la frattura al setto nasale. Colpa di un pugno che la sua vittima gli ha rifilato per allontanarlo. «Stavamo parlando con un amico, lui è venuto, ha detto qualcosa a me e il mio fidanzato ha reagito» ha raccontato Andrea, la 27enne fidanzata rumena del colombiano ucciso.
Secondo la ricostruzione degli agenti della Squadra Mobile della Questura, il litigio tra i due coetanei è nato anche per il troppo alcol che alle 6 del mattino era ancora in circolo. Nelle immagini registrate da una telecamera di videosorveglianza di un negozio vicino alla discoteca si vede il colombiano inginocchiarsi davanti alla fidanzata che urla e chiede aiuto. «Si è girato, mi ha fatto vedere la ferita e mi ha detto “guarda cosa mi ha fatto quel bastardo” ed è cominciato ad uscire tantissimo sangue. Si vedevano gli organi interni» è il drammatico racconto della fidanzata di Yaisy, testimone dell’aggressione. L’identikit fornito dalla ragazza è stato determinante per individuare il responsabile, che al momento dell’arrivo dell’ambulanza aveva già fatto perdere le proprie tracce, sbarazzandosi anche del coltello usato.
Anthony Aiello vive a Gussago con la famiglia e dopo il delitto è tornato a casa dove poi è stato raggiunto dalla Polizia. Il colombiano ucciso conviveva invece da qualche tempo con la fidanzata in via Corsica, in città, a pochi passi dal parcheggio della discoteca dove è stato accoltellato. «Non siamo andati in disco sabato notte» ha raccontato la fidanzata che ora attende, così come il padre e la sorellastra del sudamericano, il nullaosta della Procura per organizzare il funerale del 21enne che vive in Italia da quando ha nove anni e che, dopo un periodo trascorso in comunità, ha avuto diversi guai con la giustizia per furto e rapina.
«Siamo andati lì vicino alla disco alle 6 del mattino per fare una passeggiata perché eravamo stanchi di stare a casa, ma non siamo andati per comprare droga» assicura la fidanzata del colombiano che continua a ripetere: «Me l’hanno ucciso perché ha reagito alle accuse».
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