È caos sulla Tav, si inceppa la linea Brescia-Verona
Grande è la confusione sotto il cielo dell’alta velocità. Non solo per la tratta Torino-Lione, da sempre nell’occhio del ciclone. Anche la Brescia-Padova oscilla di giorno in giorno tra la necessità di completare il «corridoio» e l’opportunità di rivedere (o archiviare) il progetto. Il consorzio Cepav Due va avanti per la sua strada, seguendo l’iter tracciato nei mesi scorsi, dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della delibera Cipe che dà il via libera all’opera (24 marzo) e la firma del contratto con le Ferrovie per la realizzazione del primo lotto (6 giugno).
A Roma però il governo giallo-verde è diviso tra chi vorrebbe bloccare l’opera, il Movimento 5 Stelle, e chi ritiene che l’alta velocità vada fatta, la Lega Nord. Una «dialettica» che sarà sciolta a settembre, ha assicurato il premier Giuseppe Conte, quando sarà pronta l’analisi costi-benefici. Ma intanto l’opera resta nel limbo.
Ieri si è aggiunto l’ultimo giallo. Il senatore veneto Andrea Ferrazzi, capogruppo del Pd alla commissione ambiente, ha infatti tuonato: «Il ministro Toninelli, su proposta delle due deputate pentastellate venete, ha deciso di bloccare anche i cantieri dell’alta velocità per la tratta Brescia-Padova, Ci opporremo in ogni modo in Parlamento a questa follia e nel frattempo chiediamo che vengano date risposte concrete ai cittadini».
Possibile che mentre il premier rimanda tutto a settembre, Toninelli affossi l’opera? In realtà oggi come oggi i cantieri non sono ancora partiti. Si sono fatte indagini, sondaggi, verifiche tecniche. È vero però che dal Ministero è arrivata una frenata a tutte le grandi opere, sottoposte a una «revisione». Nessuno stop a nessun cantiere, spiegano dal Ministero. «Prosegue piuttosto l’analisi-costi benefici, che chiuderemo quanto prima, per operare la scelta infrastrutturale migliore a beneficio del territorio e del Paese. Non servono le grandi opere - spiegano dal Mit - ma le grandi opere utili».
Eppure Cepav Due e Ferrovie proseguono in base a quanto stabilito nel loro contratto. L’accordo riguarda il primo lotto da 1,6 miliardi (in tutto l’opera «vale» 2,5 miliardi), cioè espropri, bonifiche, cantierizzazioni e principali opere d’arte, come le gallerie nel basso Garda. Il 18 luglio il Consiglio comunale di Lonato ha concesso i permessi urbanistici per realizzare quattro aree di cantiere e tre villaggi prefabbricati che ospiteranno i 320 addetti. Un permesso che ha 6 anni di durata. Da Lonato, si sa, dovrebbero partire i cantieri della tratta tra Brescia e Verona, con la galleria da 7,3 chilometri a doppia canna. Le operazioni restano però in stand by, in attesa di capire quel che avviene a Roma.
Ieri Rfi ha pubblicato l’avvio del procedimento per la dichiarazione della pubblica utilità di alcune varianti, richieste dal Cipe. La pubblica utilità servirà per poi procedere agli espropri. I proprietari interessati hanno 60 giorni di tempo per eventuali osservazioni. Ma il grosso degli espropriati sta già ricevendo le lettere. Martedì sera, Cepav Due, a Calcinato, incontrando i proprietari dei terreni, ha spiegato che gli espropri partiranno a settembre. Governo permettendo. Visto per altro che alcuni deputati pentastellati, compresi i sottosegretari bresciani Vito Crimi e Claudio Cominardi, hanno eletto a domicilio parlamentare (come tale inviolabile) abitazioni e aree a rischio esproprio. Insomma, la Tav (per ora) è rimandata a settembre.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato