Donne vittime, ora c'è il congedo dal lavoro
Possono assentarsi per tre mesi, venendo comunque retribuite, per seguire un programma di protezione
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Il congedo retribuito di tre mesi per le lavoratrici vittime di violenza di genere adesso è realtà. Una circolare dell’Inps, attesa da nove mesi e pubblicata soltanto nei giorni scorsi, fissa i criteri per l’erogazione dell’indennità completando così un iter avviato dal Jobs Act.
Secondo Silvia Spera (Segreteria Cgil Brescia) è stato compiuto un «primo e importante passo in risposta a un’esigenza vera di chi si trova in una situazione di difficoltà oggettiva».
La circolare, ammette la Spera, «era attesa anche nel Bresciano. Ora è possibile avviare le richieste». Il congedo - introdotto con l’articolo 24 del Dlgs 80/2015 - mira a consentire alle vittime di violenza di genere di «svolgere - leggiamo nella circolare che lo rende operativo - percorsi di protezione certificati». Concretamente spetta alle dipendenti del settore privato - ma non alle lavoratrici domestiche e familiari (colf e badanti) - a condizione che «risultino titolari di rapporto di lavoro in corso di svolgimento» e «siano inserite nei percorsi cerificati dai servizi sociali del comune di appartenenza, dai centri antiviolenza o dalle case rifugio». Il congedo può essere richiesto per un periodo massimo di tre mesi («equivalenti a 90 giornate di prevista attività lavorativa»), è frazionabile (su base giornaliera oppure oraria) e va utilizzato entro tre anni dalla data di inizio del percorso.
Indennità. Durante il periodo del congedo «la lavoratrice - leggiamo nella circolare dell’Inps - ha diritto a percepire una indennità giornaliera pari al 100% dell’ultima retribuzione da calcolare prendendo a riferimento le sole voci fisse e continuative». Per fruire dell’opportunità la donna è tenuta a «preavvisare il datore di lavoro almeno 7 giorni prima dell’inizio del congedo salvo casi di oggettiva impossibilità», a indicare allo stesso l’inizio e la fine del periodo di congedo e a consegnargli la certificazione relativa al percorso di protezione. Le richieste vanno presentate all’Inps (per informazioni: www.inps.it).
Come per la Cgil (che in questi mesi ha sollecitato più volte l’Inps affinché emanasse la circolare), anche per la Casa delle donne (attiva a Brescia e con gli sportelli di Darfo, Gardone Valtrompia e Ospitaletto) il congedo rappresenta un passo in avanti «soprattutto - puntualizza la presidente Piera Stretti - dal punto di vista culturale».
«Le donne ospitate nelle strutture protette - spiega - non possono uscire per recarsi al lavoro e rischiano di perdere il posto. Consapevoli di ciò sono sempre di più le lavoratrici vittime di violenza che, di fronte alla richiesta delle nostre operatrici abituate a intervenire anche di notte in pronto soccorso per un primo colloquio, rifiutano di essere collocate in una struttura protetta».
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