Donna scomparsa, «un corpo umano nel borsone del marito»
Per il Tribunale del Riesame non ci sono dubbi: «Dalla visone delle immagini ben può sostenersi che il contenuto del borsone sia un corpo umano come rannicchiato».
Per questo il 50enne Abdelmjid El Biti resta in carcere accusato dell'omicidio della moglie Suad Alloumi, marocchina di 29 anni, scomparsa dal suo appartamento dove viveva con i due figli piccoli in via Milano in città la notte tra domenica 3 giugno e lunedì.
Lui, in carcere a Bergamo, viene definito «un soggetto crudele e spietato, pronto a ricorrere all'estrema violenza pur di affermare se stesso», anche se continua a negare di aver ucciso la moglie. Il corpo non si trova, ma gli inquirenti sono convinti che la donna sia stata messa in quel borsone che El Biti alle 4.45 di domenica notte trasportava a fatica verso la propria auto, ripreso dalle telecamere del bar del palazzo in cui l'ex moglie viveva.
«È incontestabile - scrive il Riesame nelle motivazioni della sentenza con cui è stata negata la scarcerazione - che El Biti uomo di corporatura massiccia, fatichi oltre misura per trasportare il carico».
Il 50enne ha detto che nel borsone c'erano lenzuola. «Irragionevole - si legge - che porti a casa biancheria da lavare, mansione tipicamente femminile ancor più se rapportata alla situazione di separato dell'uomo».
Il movente andrebbe ricercato nella gelosia di El Biti: «Risultava ossessionato - scrivono i giudici - per l'eventualità che l'ex moglie potesse avere rapporti con altri uomini tanto da sottoporre la donna ad un asfissiante controllo in ogni possibile occasione».
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