Donna scomparsa: tracce di sangue in casa dell'ex convivente
L’ex fidanzato l’ha vista per l’ultima volta alle 18 di venerdì (6 novembre). Poi nessuno ha più avuto notizie di Viktoriia Vovkotrub, 42enne ucraina, che lavorava come badante e barista, svanita nel nulla a Brescia. A denunciare la scomparsa era stata un’amica della donna che alle forze dell’ordine ha ricostruito le amicizie e le relazioni della badante. Tra queste c’è l’ex convivente di origini serbe, il 60enne Kadrus Berisa, ufficialmente senza impiego e che percepisce il Reddito di cittadinanza.
È in stato di fermo con l’accusa di omicidio volontario e distruzione di cadavere perché per gli inquirenti lui è stato l’ultima persona ad aver incontrato la donna e lui l’ha uccisa. Il corpo della badante ucraina peró non si trova, ma per il pm di Brescia Donato Greco, lo stesso che ha indagato sulla scomparsa della 12enne Iuschra le cui ossa sono state ritrovate un mese fa a distanza di due anni dalla sparizione nei boschi di Serle, ci sono motivi sufficienti per non lasciare libero il cittadino serbo, residente in un’abitazione nel quartiere Primo maggio in città. Appartamento dove oggi per due volte sono entrati gli uomini della Scientifica dei carabinieri per analizzare quella che viene ritenuta da chi indaga la scena del crimine.
In mattinata alcune macchie sono state isolate su un mobile a parete della casa, mentre i medici legali degli Spedali civili di Brescia dovranno stabilire se le tracce di sangue trovate su un grosso tappeto siano riconducibili alla vittima così come alcuni capelli biondi. Si tratta di un tappeto di dimensioni molto grandi, oltre tre metri di lunghezza per più di due di larghezza, che i militari hanno trovato in una discarica pubblica dove Kadrus Berisa si è recato nei giorni scorsi. «Ci sono stato ma per scaricare del materiale presente in un garage che ho sgomberato per conto di una persona e non ho mai visto quel tappeto» si è difeso lo straniero, che ha rigettato ogni accusa. Nel tardo pomeriggio la Scientifica è tornata nell’appartamento per esaminare con il luminol gli spazi della casa, alla ricerca di tracce ematiche rimanendo per molte ore alla presenza del magistrato titolare dell’inchiesta. In mezzo ai due accessi nell’appartamento, lo straniero ha cambiato legale, passando dall’avvocato Maurizio Simini, che era d’ufficio, al duo Alessandro Bertoli e Mauro Bresciani, nominato da due figli dell’uomo che domani comparirà davanti al gip per l’interrogatorio di convalida del fermo.
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