Don Fabio Corazzina continua il cammino partendo dalla fabbrica

L’ingresso a Fiumicello: «Tutte le volte che ti muovi e ti fermi lanci un messaggio»
Don Fabio davanti alla Caffaro prima dell’ingresso in parrocchia - Foto © www.giornaledibrescia.it
Don Fabio davanti alla Caffaro prima dell’ingresso in parrocchia - Foto © www.giornaledibrescia.it
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«Le comunità vanno vissute ed attraversate». Di questo è convinto don Fabio Corazzina che domenica, per il suo ingresso nella nuova parrocchia di Fiumicello, ha solo materialmente iniziato il cammino davanti all’ingresso della Caffaro di via Milano, dove ha anche trovato ad attenderlo la pastora valdese Anne Zell.

In realtà, ha continuato a camminare per un viaggio costellato di tappe fondamentali, come i lunghi anni trascorsi alla parrocchia di Santa Maria in Silva. «Le comunità vanno vissute ed attraversate perché siamo identità migranti. Per questo, dobbiamo avere il coraggio di affrontare e risolvere insieme problemi che vanno oltre i confini».

Nel merito del tema ambientale di cui la Caffaro è tristemente emblema a livello locale e nazionale, don Fabio ritiene che sia necessario «costruire e difendere le reti comunitarie». Un richiamo alla «Laudato si’», l’encliclica di Papa Francesco sulla casa comune, in cui si legge: «Ai problemi sociali si risponde con reti comunitarie...i singoli possono perdere la capacità e la libertà di vincere la logica della ragione strumentale e finiscono per soccombere a un consumismo senza etica e senza senso sociale e ambientale».

Per questo, serve «un’alleanza umanità-ambiente». L’inizio del cammino e del percorso dalla Caffaro, su via Milano per proseguire fino alla chiesa, sorridente e radioso mentre spingeva a mano la bicicletta. Non un caso. È lui stesso a sottolineare che «tutte le volte che ti muovi e ti fermi, lanci un messaggio. Dunque, ognuno di noi deve pensare dove si muove e dove si ferma». Che, in sostanza, non è altro che un invito a «pensare in quale modo si vive».

Perché l’esempio fa parte dei messaggi che si mandano con quel «muoversi e fermarsi». A questo proposito, don Fabio rilancia le parole di Alex Langer, politico ambientalista altoatesino morto 24 anni fa: «Invece di pensare ad essere sempre più veloci e potenti, invito ad un cammino soffice, profondo, lento e leggero per non appesantire ulteriormente le questioni». Il sacerdote non ha dubbi e la sua fiducia negli esseri umani è grande: «Credo negli uomini e nelle donne, nel loro pensiero, nel valore della loro sterminata fatica, nella loro coscienza libera e responsabile e nella loro capacità di realizzare, insieme, il Regno di Dio».

Il messaggio, dopo il cammino attraverso Porta Milano, è stato accolto con un lungo applauso. Il primo dei molti che si sono ripetuti nella chiesa gremita, tanto che una parrocchiana di Santa Maria in Silva ha avvisato i «nuovi» di Fiumicello: «Vi spellerete le mani, tanto dovrete applaudirlo». A ricordo del suo ingresso a Fiumicello, ha lasciato un breve scritto di don Tonino Bello, «il prete scomodo che ha marcato contro la guerra»: «La cosa più importante non è introdurre il "grembiule" nell’armadio dei paramenti sacri, ma comprendere che stola e grembiule sono quasi il diritto ed il rovescio dell’unico simbolo sacerdotale. Anzi, meglio ancora, sono come l’altezza e la larghezza di un unico panno di servizio: il servizio reso a Dio e quello offerto al prossimo. La stola senza il grembiule resterebbe semplicemente calligrafica. Il grembiule senza la stola sarebbe sterile».

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