Dolore, rabbia e lacrime: «Vitor, quanto ci manchi»
È ancora troppo presto. Il dolore non ha ancora avuto il tempo di trasformarsi in ricordo. Vitor Hugo Da Conceicao Vieira se n’è andato nemmeno due mesi. Chi è rimasto non si dà pace. Non può accettare ancora, e forse non lo farà mai, che il sedicenne sia annegato a Sale Marasino recuperando un pallone nelle acque del lago d’Iseo. Quel giorno, era il 27 luglio, ha cambiato la vita della mamma di Vitor che, dopo aver riportato la salma del figlio in patria, non ha più avuto la forza di tornare in Italia. Lei, alla celebrazione di ieri alla scuola Bottega di via Giosuè Carducci per ricordare Vitor non c’era. C’era solo lo zio Edoardo.
«Il senso di colpa non mi abbandona - ha raccontato fra le lacrime l’uomo ai compagni di classe di Vitor - . Voi lo avete accolto, amato. Grazie a voi mio nipote era tornato ad essere felice. Devo ringraziare questa scuola perché lo ha accolto come un figlio e Vitor si è sentito amato. È durato tutto troppo poco. Dio ha voluto così, dobbiamo accettarlo e provare a convivere con questo dolore». Dolore che hanno provato i suoi compagni e i suoi insegnanti: «I suoi occhi parlavano per lui - hanno raccontato alcuni docenti della scuola - . Era buono, innamorato del calcio. Ci mancherà, ma sarà sempre con noi». «Molti istituti l’avevano rimbalzato - ha detto la direttrice Annamaria Gandolfi - , noi no: scuola è inclusiva, le diversità sono un valore».
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