Distanziamento e mascherine: cosa succede nelle piscine
Non è un’estate di tuffi. E nemmeno di tintarella a bordo vasca. Gli strascichi della pandemia e il meteo capriccioso stanno facendo del 2020 l’annus horribilis (anche) per le piscine bresciane. Tutte le strutture della città in queste settimane stanno registrando in media il 50% in meno di presenze sugli anni precedenti.
Nei lidi più grandi si arriva a un massimo di 500 persone nel fine settimana, troppo poche se paragonate alle migliaia delle estati pre-Covid. «Le ragioni – spiega David Bertoli, direttore del centro sportivo San Filippo – sono due, entrambe legate al coronavirus. I protocolli di sicurezza hanno ridotto notevolmente la capienza delle strutture, inoltre tanti hanno ancora paura dei luoghi pubblici».
Le norme impongono 7 metri quadrati di distanza in acqua, perciò in una vasca grande, che in passato poteva ospitare oltre 170 persone, oggi si può arrivare al massimo a 40. Poi ci sono i lettini distanziati, i percorsi differenziati di ingresso e uscita, la rilevazione della temperatura e l’autodichiarazione, l’utilizzo limitato degli spogliatoi. Tutti fattori che non incentivano la frequesntazione. A ciò si aggiunge il timore del contagio: «Immotivato - dice il gestore dell’Europa Sporting Club Giorgio Dalla Bona -, vista la presenza del cloro nell’acqua». Presenza che, nelle piscine, da normativa dovrebbe attestarsi tra 0.7 e 1.5 mg/l ed è la stessa Organizzazione mondiale della Sanità ad affermare che una concentrazione residua di cloro superiore a 0.5 mg/l è sufficiente per uccidere virus come il Covid-19.
Ma i lidi estivi non sono solo vasche, e per questo sono state imposte limitazioni simili a quelle delle palestre per l’uso degli spogliatoi (effetti personali solo nella borsa all’interno degli armadietti) e per l’accesso a servizi come spa e ristorazione. Per quanto riguarda la mascherina, nonostante non sia più obbligatorio indossarla negli spazi aperti, la maggior parte delle strutture natatorie si è attrezzata con apposite bustine in plastica, in cui riporle prima di entrare in acqua.
«Una delle maggiori difficoltà - racconta Giuseppe Lorini, gestore delle piscine Tibidabo di Concesio - è far rispettare le regole ai più giovani, sia per l’uso della mascherina sia per il distanziamento. Spesso abbiamo dovuto richiedere l’intervento dei carabinieri».
E sono proprio bambini e adolescenti i grandi assenti di quest’estate balneare: i centri più grandi hanno risentito dell’assenza dei grest, ma anche nelle strutture di piccole-medie dimensioni gli under 25 latitano: «Quest’anno - osserva Davide Frugoni, presidente del Club Azzurri - i teen-ager sembrano spariti, dalle piscine e dai campi sportivi». Alcuni centri hanno anche organizzato campi estivi per i più piccoli, con una buona adesione: «Gli iscritti sono solo pochi meno rispetto all’anno scorso - dice Dalla Bona -. Nel complesso, è stata apprezzata l’offerta di attività motorie all’aria aperta».
Stesso discorso per Le Gocce di Gussago che, spiega il direttore Paolo Carbone, ha confermato il grest e ha anche offerto la gratuità agli under 12 accompagnati dai genitori. «Vista la situazione - commenta Carbone -, non possiamo lamentarci: a giugno abbiamo avuto il 60% in meno degli accessi, a luglio siamo arrivati a -20%». Resta il fatto che gli incassi sono più che dimezzati, a fronte di costi più elevati per la sanificazione e la riorganizzazione del personale. Le tariffe, almeno quelle degli impianti comunali, sono rimaste le stesse e tra i bagnanti più fedeli prevale la soddisfazione: «C’è più tranquillità e pulizia rispetto agli altri anni» commenta una signora a bordo piscina. «Il vantaggio di quest’estate - le fa eco un’altra - è che non c’è ressa, basta stare attenti e non farsi prendere dalla paura».
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