«Dispensa sociale», realtà bresciana contro lo spreco alimentare
L’esperienza è nata alla fine degli anni Ottanta, con il recupero di cibo dall’Ortomercato, per poi diventare un vero e proprio progetto nel 2001. «Dispensa sociale» di associazione Maremosso e Rete Cauto, realtà bresciana che coniuga ecologia e sociale, è una delle prime iniziative contro lo spreco alimentare nate in Italia e intercetta annualmente circa 2mila tonnellate di cibo, attraverso 25 distribuzioni giornaliere e 8.200 annuali.
Un modello di recupero e redistribuzione a scopo sociale di cibo che proviene prevalentemente dalle eccedenze della grande distribuzione e che dà la possibilità di servire 938mila pasti all'anno a persone in condizioni di indigenza o a chi è seguito dalle circa120 onlus bresciane della rete. Si fa del bene alle persone, ma non solo: questa rete genera un impatto positivo per l'ambiente dovuto al mancato spreco alimentare e al recupero dei prodotti prossimi alla scadenza. Nel 2020, in termini di mancate emissioni di CO2, sono state risparmiate 3.667 tonnellate. Il valore economico del cibo recuperato e redistribuito corrisponde a circa 2,2 milioni di euro annui. Per i punti vendita della grande distribuzione che donano a «Dispensa sociale» gli alimenti che non possono più vendere c’è il vantaggio di ridurre notevolmente la produzione di rifiuti indifferenziati e di conseguenza i costi per lo smaltimento, circa 150mila euro nel 2021. Il cibo viene, dunque, dalla grande distribuzione, dagli ortomercati, da aziende alimentari, dalle mense e poi c’è il sostegno dei cittadini sensibili che mandano donazioni per il progetto. Una rete di tale proporzioni ha però bisogno di lavoratori, ed ecco un altro impatto positivo: qui prestano servizio persone in condizioni di disagio economico inserite in percorsi di inclusione socio-lavorativa e di volontariato protetto.
«Dispensa Sociale» oggi è riconosciuta da Regione Lombardia come hub di raccolta e smistamento a livello regionale. Una crescita del capitale sociale e delle connessioni tra diverse realtà sul territorio. Un modello di innovazione sociale per il contrasto alla povertà grazie all’economia circolare che ha fatto scuola ed è supporto a reti locali di mutualità.
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