Discariche, nove progetti in attesa di giudizio
Il gioco (ammesso si possa chiamare così) dei nove. Nove quanti sono i siti di smaltimento rifiuti che «gravano» sul territorio bresciano. Una minaccia per molti, un’opportunità di ricavo (questo è chiaro) per altri. Il consueto gioco delle parti che, in questi casi, mette l’ambiente al centro del dibattito.
Dibattito cui si è «iscritto» Gianni Girelli, consigliere regionale del Partito Democratico, che ha presentato all’assessore regionale all’Ambiente Claudia Terzi un’interrogazione mirata a conoscere lo stato dell’arte sul pianeta cave e discariche nel nostro territorio. Una richiesta che, come specificato in una nota, Girelli ha motivato con «l’effetto dei servizi dedicati dai media nazionali alla situazione di alcune aree del bresciano. Le quattordici discariche adiacenti alla zona di Montichiari, i venti siti presenti in Franciacorta, i 33mila metri quadrati di scorie da bonificare della Caffaro. Per non parlare - sottolinea ancora la nota - di Bosco Stella e discarica Castella. Il tutto in una provincia a vocazione agricola, con oltretutto una spiccata vocazione vitivinicola».
Quanti sono dunque gli iter autorizzativi di competenza regionale che riguardano Brescia e provincia? Scorporata dal politichese (ovvero codici numerici, acronimi tecnici e similari), la risposta dell’assessorato regionale permette di individuare nove punti caldi, ognuno con una sua storia, in buona parte ancora da scrivere.
Partendo da una zona di confine per antonomasia nello smaltimento rifiuti, Montichiari ha ben tre siti potenzialmente in arrivo: Ecoeternit (che attende modifiche relative ai procedimenti di stoccaggio e all’aggiunta di nuovi codici di rifiuti), Padana Green (è in corso il procedimento di Via, Valutazione di impatto ambientale e Aia, Autorizzazione integrata ambientale, per un impianto che potrebbe ospitare anche scarti contenenti amianto) e Montichiari Ambiente (qui Aia e Via sono sospese in relazione a quanto definito dal Piano d’area di Montichiari).
Poi abbiamo la Cerca di Travagliato (anche qui parliamo di un impianto destinato allo smaltimento di amianto, sul quale pende anche un ricorso al Tar), la Profacta di Brescia (è in ballo il rinnovo con modifica dell’Aia), la Gedit di Calcinato (si attende la Via sull’ampliamento del sito) e la Portamb di Mazzano (dopo la richiesta di integrazione documentale da parte della Regione, il termine per depositare la documentazione è stato prorogato al 2 febbraio).
Fanno, in qualche modo, storia a sé Bosco Stella (discarica che per gran parte sorgerebbe su Castegnato) e la Castella (sita a Rezzato), progetti sui quali la Regione si è già espressa in modo negativo rispetto alla compatibilità ambientale ma che, comunque, non sono ancora tramontati. Motivo? Le controdeduzioni presentate dalle società che vogliono realizzare i due impianti.
Questa la mappa, abbozzo di una storia di business e tutela, che cerca da anni una trama stabile, che non cambi ad ogni battito d’ali.
Rosario Rampulla
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato