Discarica, «La Castella»: «Pronti a soluzioni condivise»
La Castella non ha cambiato la propria linea: «Desideriamo valutare in accordo con le istituzioni interessate le soluzioni migliori e realizzarle, anche nell’eventualità di un esito del ricorso a noi favorevole».
Parola di Massimo Pedercini, dirigente di Garda Uno e amministratore unico di La Castella, società detenuta al 100% dalla multiutility che a Rezzato ha già ottenuto autorizzazione per realizzare un giacimento controllato destinato allo smaltimento di rifiuti speciali non pericolosi (rifiuti delle operazioni di costruzione e demolizione, e provenienti da impianti di recupero e trattamento, che non hanno altro destino finale se non lo smaltimento): 905 mila tonnellate autorizzate, 120 mila l’anno fino a esaurimento, con l’accesso giornaliero al sito di diciannove automezzi e un sistema viabilistico che non prevede il transito in prossimità di abitazioni.
L’autorizzazione è dell’ottobre 2018 e, nel termine dei novanta giorni previsti, La Castella ha provveduto a depositare l’atto unilaterale d’obbligo che, di fatto, chiarisce gli aspetti legati alla fideiussione e mette nero su bianco le compensazioni per i Comuni interessati: Brescia, Rezzato, Castenedolo.
«Le opere compensative - sottolinea Pedercini - sono state formulate con l’intento di rispettare puntualmente quanto stabilito nell’autorizzazione integrata ambientale. Ma ci rendiamo disponibili a dialogare con le istituzioni e i territori, al fine di pervenire ad una soluzione condivisa nel rispetto dei limiti previsti dall’atto unilaterale d’obbligo».
Altre soluzioni erano state auspicate qualche giorno fa dalla consigliera comunale delegata in Loggia a questi temi, Angela Maria Paparazzo, la quale aveva considerato «paradossale» e «inaccettabile» la compensazione con il conferimento gratuito dei rifiuti nella futura discarica. Il ricorso. Ma per La Castella nulla impedisce di optare per soluzioni compensative alternative, anche «attraverso l’erogazione di servizi o realizzazioni di opere pubbliche più vantaggiose per i cittadini e che meglio possano assecondare i bisogni del territorio, pur nei limiti economici previsti dall’atto unilaterale d’obbligo».
E questo anche qualora l’esito del ricorso che pende sull’autorizzazione (in discussione il prossimo 13 febbraio) fosse favorevole a La Castella: «La trattativa - specifica Pedercini - è orientata a ottenere un equilibrio ottimale tra territorio, cittadinanza e gestione sostenibile dei rifiuti speciali non pericolosi». In conclusione, i tempi. Per l’allestimento dell’impianto La Castella attende il pronunciamento dei giudici di via Zima: se il Tar desse ragione alla società, per l’inizio del 2020 la discarica entrerà in funzione. Altrimenti, è già certo un ricorso al Consiglio di Stato. Non resta quindi che attendere gli sviluppi.
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