Discarica Castella, la Loggia dice «no» e avvisa il Broletto: «Pronti al ricorso»

Il primo tentativo porta la data del 2011. Dodici anni e un teorema di ricorsi e proteste più tardi, il progetto della discarica Castella (il numero 3, per l’esattezza) tiene ancora «sotto scacco» quattro Comuni: Rezzato, «casa» della cava, e i confinanti Brescia, Borgosatollo e Castenedolo. Tra un mese esatto è in programma la Conferenza decisoria, l’appuntamento decisivo in cui la Provincia - che detiene la competenza ambientale - dovrà pronunciare il suo verdetto: consegnare il placet per la realizzazione della nuova discarica, oppure bocciarla.
Si metterà quindi il punto fermo alla vicenda? Sulla carta sì (il vertice è formalmente l’ultima tappa del lungo iter autorizzativo), ma nei fatti i Comuni non intendono scendere dalle barricate. A partire dalla Loggia.
Bianchi: «La politica deve evitare altre discariche»
Sul calendario dell’assessora all'Ambiente di Brescia Camilla Bianchi, la data del 27 settembre è ben evidenziata: dal suo «no» non intende arretrare. «La politica deve occuparsi di valorizzare il più possibile il territorio esistente, preservandolo, ma anche restituendolo alla collettività più salubre. Per farlo - sottolinea - deve scongiurare con forza la realizzazione di ulteriori discariche: è vero che il sito si trova a Rezzato, ma è a ridosso della città e bisogna sempre tenere presente che le problematiche ambientali non seguono i confini territoriali, sono anzi legate tra loro». Non a caso sempre più provvedimenti legati alla transizione ecologica sono sovracomunali (basta pensare alle ordinanze legate alla qualità dell’aria). Ma c’è la concreta possibilità che il cartellino rosso dei Comuni possa fermare la realizzazione della discarica Castella oppure il principio si scontra contro la normativa e i requisiti tecnici? «Noi - ribatte l’assessora - crediamo nella politica e nel suo valore. E soprattutto crediamo che a governare alcune operazioni debba e possa esserci una visione: perseguire l’interesse pubblico in questo caso significa non realizzare l’ennesima discarica».
Bianchi aggiunge altri due tasselli e ricorda: «Non solo il Consiglio di Stato si era già espresso a supporto di questa posizione, ma il Programma regionale di gestione dei rifiuti della Lombardia ha anche previsto delle specifiche misure di salvaguardia per quell’area, che rientra così in una sorta di zona protetta: le aree destinate ad attività strategiche e le zone agricole devono essere libere da discariche». Insomma, da un lato «i tecnici chiariscono che il quadro della nostra provincia è critico e che quel contesto territoriale è fragile», dall’altro la politica «ribadisce con forza che non c’è la necessità di realizzare la discarica e questa possibilità non ci deve neppure essere». Per questo la Loggia non ha dubbi e allerta il Broletto in vista del vertice: «Se la Provincia dovesse schierarsi per il sì, noi siamo pronti a impugnare il provvedimento e a procedere con un nuovo ricorso».Il progetto
Il progetto finito nell’occhio del ciclone riguarda sempre lo stesso ambito territoriale esteso (alias: Ate): il numero 19. Lì, la società La Castella srl, al 50% di Garda Uno (di cui a sua volta la Provincia è socia per il 9,7%) e al 50% di Rmb, intende realizzare un impianto da 905mila metri cubi, con un conferimento di 120mila tonnellate l’anno di rifiuti nell’arco di un decennio.
E il Broletto? Qual è la sua posizione? Resta alla finestra e non si sbilancia. «L’iter autorizzativo - specifica la titolare della delega provinciale all’Ambiente, Mariateresa Vivaldini - non è ancora concluso». Ad esprimersi non sarà il Consiglio provinciale e dalla Provincia ribadiscono che «la questione è meramente tecnica». Non la pensano invece così i sindaci, decisi a proseguire la battaglia.
@Buongiorno Brescia
La newsletter del mattino, per iniziare la giornata sapendo che aria tira in città, provincia e non solo.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
