Diritto d’asilo, numeri a picco: sistema d’accoglienza a rischio
I decreti sicurezza da una parte e i rinnovati accordi con la Libia dall’altra rischiano di minare il sistema di accoglienza in Italia e a Brescia. Lo conferma il report «Migrantes» presentato ieri al Centro Paolo VI, che certifica come in Italia si registrino sempre meno domande di asilo e ne vengano accettate in numero sempre inferiore. I numeri.
Nel 2020, infatti, in Europa le richieste sono diminuite del 34% (e non solo per effetto dell’emergenza sanitaria) a fronte di un numero enorme di persone in sradicamento forzato: 84 milioni lo scorso anno, mai così tanti. Il fenomeno di chiusura «di confini e visioni» si ripercuote anche sulla nostra provincia e rischia di indebolire seriamente il «sistema Brescia» dell’accoglienza.
Negli ultimi due anni di microaccoglienza, ad esempio, la Cooperativa Kemay ha assistito ad un calo vertiginoso di persone accolte per richieste di asilo e corridoi umanitari: si è passati da 177 ospiti ai 45 attuali (37 richiedenti protezione internazionale, 8 rifugiati nel progetto dei corridoi umanitari), mentre le comunità parrocchiali attive sono solo 9 (fino a pochi anni fa erano ben 31).
«Stiamo facendo una riflessione per capire come rivitalizzare questi percorsi di micro-accoglienza diffusa, proviamo a resistere ed essere accoglienti - ha spiegato Fabio Tosini, braccio operativo di Fondazione Opera Caritas San Martino -, ma non è facile muoversi tra questi ostacoli. Negli ultimi tre anni sono stati pochissimi gli sbarchi e questo provoca una drastica riduzione dei servizi garantiti e una forte ricaduta negativa sui processi di accoglienza e integrativa».L’impegno
Nella Giornata Internazionale per la Fratellanza Umana la presentazione è iniziata con le parole di papa Bergoglio, che da tempo invita le diocesi ad aprirsi all’accoglienza dei profughi. «Oggi Francesco ci ricorda quanto sia importante abbattere i muri che continuano a crescere intorno a noi anche grazie alla nostra indifferenza». Questo il mantra che riecheggia nell’aula magna del Centro Paolo VI. «Con questo rapporto - spiega una delle curatrici, Mariacristina Molfetta - vogliamo denunciare uno scandalo, il divario che c’è tra l’appello ad abbattere i muri e la costruzione di ostacoli sempre più prolifica».
Il report
Quest’anno il rapporto - che reca il titolo «Il diritto d’asilo» - si interroga dunque sulle violazioni dei diritti umani in un Paese e in un continente democratici. «Noi abbiamo delle responsabilità in ciò che accade fuori dai nostri confini - continua Molfetta -. Queste persone sono capitale umano che hanno capacità e competenze che noi non riusciamo assolutamente a vedere né ad intercettare». Basti pensare che solo domenica 2 febbraio il memorandum Italia-Libia, che dal 2017 regola la politica tra i due Paesi sull’immigrazione, stabilendo una stretta collaborazione con la Guardia costiera libica, è stato prorogato per altri tre anni.
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