Dio salvi gli inglesi

Superi gladiatori, indomiti bevitori, geniali inventori di una magia chiamata football
Bandiera inglese - © www.giornaledibrescia.it
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Per appassionarci ancora al calcio, la chiave è inglese. Tre anni fa, quando il medio Leicester vinse a sorpresa la Premiership, celebrammo l’impresa titolando «Dio strabenedica gli inglesi», frase antistorica che esprimeva l’entusiasmo per un torneo dominato da una squadra di retrovia. Un’ipotesi che nell’italico calcio del pensiero unico non è più lontanamente immaginabile.

Allora ci colpirono «lo spirito, la foga, la follia, la serietà» dell’etnos albionico; «quella voglia di giocare fino in fondo, considerandosi mai morti, puntando alla vittoria, pur remota, pur impossibile, pur data un milione a uno». Esaltammo, con i Blues di Ranieri, anche lo United che rimontò il Bayern nel ’99 e il Liverpool che stregò il Milan nel 2005.

Innamorandoci dell’animus di chi, anche in corsa, è abituato a sovvertire i pronostici, «di chi pensa che l’altrui Invincible armada è tale soltanto se così viene considerata». Dopo la sbornia infrasettimanale che ha prodotto due finali di coppa europea in toto inglesi, l’idea ha trovato nuova linfa, alla luce delle fiabesche rimonte di Liverpool e Tottenham e delle conferme di Chelsea e Arsenal. Dio salvi e strabenedica ancora una volta i dannatissimi abitanti dell’Isola, allora: superni gladiatori, indomiti bevitori, geniali inventori di una magia chiamata football.

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