Dimissioni e diktat: Consulta per l'ambiente nella bufera
Ad avere la peggio è stato l’Ufficio di presidenza: dalla bufera interna che ha visto volare gli stracci - a giugno - tra i rappresentanti delle associazioni sedute nella Consulta comunale per l’ambiente ne è uscito praticamente dimezzato. A rassegnare le dimissioni, con tanto di ufficialità, sono stati il coordinatore Agostino Pasquali Coluzzi (Legambiente), Walter Garesio (Lipu) e Alberto Platto (Italia Nostra).
Il pomo della discordia? A fare «saltare il tavolo» pare sia stata la discussione relativa alla nomina del delegato che dovrà sedere all’interno del Comitato di gestione del Parco delle cave, anche se - stando al tam tam di sfoghi informali - il malcontento era latente e alla radice ci sarebbero il metodo di lavoro e di gestione dell’organismo stesso.Chi ha preso posto all’assemblea andata in scena martedì, però, garantisce che l’epilogo sarebbe potuto essere ben peggiore. Perché - è vero - le dimissioni dall’Ufficio di presidenza sono cosa fatta. Ma le tre associazioni sono (almeno per il momento) rimaste sulla porta, «congelando» di fatto la loro presenza all’interno dell’organismo complessivo.
In attesa di cosa? In attesa dell’assemblea in programma per la metà di settembre, quando dovranno guardarsi tutti nuovamente in faccia e tirare le somme su quelli che sono stati definiti «punti fondamentali»: dall’azzeramento dell’Ufficio di presidenza, per il quale si prevedono nuove elezioni a ottobre, alla costituzione di gruppi di lavoro tematici (non ancora formalizzati) passando per la discussione della richiesta di concedere il diritto di voto al delegato del sindaco (il presidente della Commissione ambiente, ruolo oggi ricoperto da Anita Franceschini). Una scelta, questa, che alcune associazioni non vedono di buon occhio, perché - come esplicitato da Legambiente - «la Consulta nasce come istituzione autonoma e come tale deve poter lavorare».
L’organismo, seppur zoppo, al momento resta cioè in funzione per quanto riguarda l’attività ordinaria, che si traduce in pratica con il lavoro all’interno dei diversi Osservatori. Le decisioni più incisive, però, non saranno assunte dall’Ufficio di presidenza fino alle nuove elezioni. E la nomina per la cabina di regia del Parco delle cave? I diversi profili si metteranno ai voti durante l’assemblea di metà settembre. Del resto, il primo indizio che qualche mal di pancia ci fosse è stato l’addio all’organismo decretato da altre due associazioni «storiche»: Gnari de Mompià e Liberavventura. Un malcontento tutto interno al mondo dell’associazionismo che, stavolta in modo unanime, non ascrive alla Loggia alcuna responsabilità rispetto al caos in corso. Ma che, con il confronto e le scelte di settembre, scriverà la sopravvivenza, o il de profundis, della Consulta comunale.
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