Diabetici, fino a 16 mesi per avere una visita di controllo
Chi soffre di diabete di tipo 1 per la visita di controllo deve attendere anche 14 mesi. Per i diabetici di tipo 2, la stragrande maggioranza, il controllo è a sedici mesi. Accade alla Diabetologia del Civile, punto di riferimento per buona parte degli ottantamila diabetici del Bresciano. Accade negli altro ospedali a dimostrazione che l’impatto diretto della pandemia sui pazienti diabetici è stato drammatico. Dagli ultimi dati risulta, infatti, che è trascorso oltre un anno da quando il 25% delle persone con diabete ha controllato l’emoglobina glicata, un esame di grande importanza per chi soffre di questa malattia cronica.
Ecco, dunque, che la domanda «Accesso alle cure, se non ora quando?», filo conduttore della Giornata mondiale del Diabete, mai fu più indovinata. «Le liste d’attesa sono un problema dappertutto - spiega Edelweiss Ceccardi, instancabile presidente dell’Associazione diabetici della provincia di Brescia, sodalizio che da quarant’anni informa, sensibilizza e promuove iniziative a sostegno dei pazienti -. Sono un problema nelle Diabetologie, ma anche per tutte le altre specialità di cui una persona con diabete ha bisogno. Si attendono mesi ed anni e la soluzione la dobbiamo trovare tutti insieme perché, mentre il numero dei diabetici è aumentato, quello dei medici che ci curano è sempre lo stesso».
Ed aggiunge: «Come associazione siamo impegnati a sostenere gli ospedali pagando borse di studio per una psicologa e una dietista, ma anche donando strumentazioni utili per le cure». Inutile dire che la malattia cronica di cui nella nostra provincia sono affette oltre ottantamil persone, richiede una diagnosi precoce che consente un monitoraggio costante, legato anche al cambiamento degli stili di vita, per evitare e ritardare complicanze sempre più invalidanti.
Dal confronto con il periodo con il trend storico del 2019 è emerso che tra marzo e maggio 2020, durante la prima ondata della pandemia, le restrizioni imposte alle visite mediche e il timore dei pazienti di recarsi presso reparti e ambulatori, hanno determinato ritardi significativi nelle nuove diagnosi (-41% rispetto agli stessi mesi del 2019), nell’avvio di nuovi trattamenti (-36%), nell'effettuazione delle prime visite (-66%) e dei follow-up (-56%). A partire dalla seconda metà del 2020 si è assistito a una progressiva ripresa di diagnosi e visite, significativamente superiore alle altre aree terapeutiche, a dimostrazione della capacità del sistema di reagire alla pandemia e mantenere il contatto con i pazienti con diabete. I ritardi. La difficoltà a mantenere il contatto tra medico e paziente si è tradotta di conseguenza in una riduzione dell’aderenza terapeutica (già non ottimale), che è diminuita di 5 punti percentuali rispetto al periodo pre-pandemia in Italia (dal 60% al 55% di pazienti aderenti al trattamento).
Un’analisi condotta da Diabete Italia, l’Associazione che promuove le iniziative della Giornata con la realtà bresciana, insieme a «Motore Sanità», ha evidenziato l’impatto della malattia dal punto di vista clinico, sociale ed economico sul Servizio sanitario nazionale e sui servizi regionali. È emerso che la riduzione di aspettativa di vita nella persona con diabete non in controllo glicemico è pari a 7-8 anni; il 60% almeno della mortalità per malattie cardiovascolari è associata al diabete; il 38% dei diabetici ha insufficienza renale (può portare alla dialisi), il 22% retinopatia, il 3% problemi agli arti inferiori e piedi.
Ancora, il 32% dei soggetti è in età lavorativa (20-64 anni) con prevalenza del 10% fra le persone di 50-69 anni e l’8% del budget del Servizio sanitario è assorbito dal diabete con oltre 9,25 miliardi (sono solo i costi diretti a cui ne vanno aggiunti 11 di spese indirette). La spesa sanitaria media annua per ogni paziente è pari a 2.800 euro, il doppio che per i non diabetici. I costi sanitari e umani. Tuttavia, il 90% dei costi è attribuibile a complicanze e presenza contestuale di altre malattie, mentre solo il 10% è assorbito dalla gestione del problema metabolico.
Attraverso questo scenario il diabete rappresenta chiaramente un esempio paradigmatico di patologia cronica la cui condizione spesso polipatologica, richiede una gestione multidisciplinare complessa per la quale i percorsi di cura debbono essere rivisti. La recente pandemia ha aperto gli occhi su tutto ciò in maniera drammatica e ha stimolato in molte regioni una revisione organizzativa della rete assistenziale. In questi giorni il consiglio regionale lombardo sta analizzando la legge di riforma della sanità che prevede anche una differente gestione dei pazienti cronici.
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