Di cosa parliamo quando parliamo di Capitale italiana della Cultura

Il titolo del 2023 va a Bergamo e Brescia ma si tratta di un riconoscimento istituito nel 2014, che ha diversi obiettivi
Il logo di Bergamo Brescia capitale italiana della cultura in piazza Vittoria - Foto Marco Ortogni Neg © www.giornaledibrescia.it
Il logo di Bergamo Brescia capitale italiana della cultura in piazza Vittoria - Foto Marco Ortogni Neg © www.giornaledibrescia.it
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Il sipario sul grande evento che coinvolgerà per tutto il 2023 Bergamo e Brescia si alza venerdì 20 gennaio. Con l’inaugurazione al Teatro Grande nel pomeriggio, a cui parteciperà anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella insieme alle altre istituzioni locali, inizia ufficialmente il nuovo anno della Capitale italiana della Cultura, l’iniziativa che fa tappa nel nostro territorio dopo il 2022 di Procida, nell’area metropolitana di Napoli.

Il programma di questi tre giorni di apertura è vasto, ma ci sarà tempo per assistere ai vari eventi nei prossimi mesi. È la prima volta che Bergamo e Brescia si trovano a collaborare per un progetto di lunga durata, cosa che ha suscitato un po’ di ironia per la tradizionale rivalità tra le due città, e per entrambe la manifestazione è un’occasione per farsi conoscere come altro rispetto alla nomea di poli industriali e per riscattarsi dalla sindrome di province ancillari della accentratrice Milano.

Ma di cosa parliamo quando parliamo di Capitale della Cultura?

Da dove nasce il titolo

Lecce è stata una delle cinque Città italiane della Cultura 2015 (con Cagliari, Perugia, Ravenna, Siena) - Foto dal sito web del ministero della Cultura
Lecce è stata una delle cinque Città italiane della Cultura 2015 (con Cagliari, Perugia, Ravenna, Siena) - Foto dal sito web del ministero della Cultura

Innanzitutto, non va fatta confusione con l’analogo e più blasonato riconoscimento europeo. Il titolo conferito a Bergamo e Brescia è un progetto italiano, che è stato appunto ideato sul modello di quello europeo. L’idea nasce con lo scopo di promuovere lo sviluppo di una città scelta ogni anno attraverso, per l’appunto, il suo patrimonio culturale, che viene valorizzato grazie ai fondi stanziati appositamente e diventa volano per il turismo.

La Capitale europea della Cultura viene lanciata nel 1985 dall’allora Consiglio dei ministri europei ed è ora gestita dalla Commissione europea a Bruxelles. La Capitale italiana della Cultura è stata invece istituita nove anni fa, su proposta del ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo che voleva incentivare la buona partecipazione delle città italiane riscontrata alla selezione per la Capitale europea della Cultura del 2019, anno di Matera. L’Italia è tra i sei paesi che hanno ottenuto il riconoscimento più volte (4): oltre a Matera, sono state Capitale europea della Cultura Firenze (1986), Bologna (2000) e Genova (2004), e lo sarà anche Gorizia con Nova Gorica nel 2025. Veszprém (Ungheria), Timișoara (Romania) ed Eleusi (Grecia) sono invece le tre città detentrici del titolo per l'anno 2023.

La Capitale italiana della Cultura è nata con il decreto legge del 31 maggio 2014. L’obiettivo, si legge sulla pagina dedicata sul sito del ministero della Cultura, è «sostenere, incoraggiare e valorizzare la capacità progettuale e attuativa delle città italiane nel campo della cultura, affinché venga recepito in maniera sempre più diffusa il valore della leva culturale per la coesione sociale, l’integrazione, la creatività, l’innovazione, la crescita, lo sviluppo economico e il benessere individuale e collettivo».

Queste le capitali italiane della cultura dal 2015 a oggi:

  • Cagliari (2015)
  • Lecce (2015)
  • Perugia (2015)
  • Ravenna (2015)
  • Siena (2015)
  • Mantova (2016)
  • Pistoia (2017)
  • Palermo (2018)
  • Parma (2020-21)
  • Procida (2022)

Come vengono selezionate le città

Pistoia è stata Capitale italiana della Cultura nel 2017 - Foto dal sito web del ministero della Cultura
Pistoia è stata Capitale italiana della Cultura nel 2017 - Foto dal sito web del ministero della Cultura

Le città che vogliono concorrere al riconoscimento in Italia devono partecipare al bando pubblicato ogni anno dal ministero della Cultura. Possono partecipare tutti i comuni e le città metropolitane che non abbiano già partecipato a un bando nei due anni prima all’anno di riferimento per cui si candidano.

Il materiale da inviare con la candidatura è corposo e deve comprendere: il titolo del dossier di candidatura; il progetto culturale della durata di un anno, con cronoprogramma e singole attività previste; l’organo incaricato dell’elaborazione e promozione del progetto, della sua attuazione e del monitoraggio dei risultati, con l’individuazione di un’apposita figura responsabile; la valutazione di sostenibilità economico-finanziaria del progetto culturale proposto; gli obiettivi e gli indicatori che verranno utilizzati per la misurazione del loro conseguimento. Ogni candidatura viene analizzata da una giuria composta da sette esperti ed esperte indipendenti e viene rinnovata ogni anno: tre membri sono designati dal ministro della Cultura, tre dalla conferenza unificata, e uno, con funzione di presidente della giuria, viene nominato d’intesa tra il ministro e la conferenza unificata.

Le candidature vengono valutate in base al rispetto dei criteri illustrati nel bando, che comprendono fra le altre cose anche il rafforzamento dell’inclusione sociale, l’utilizzo di nuove tecnologie e la coerenza rispetto all’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.

Una volta stilato un elenco di finaliste, la giuria raccomanda un nome al ministro della Cultura, motivando la propria scelta. Il ministro lo propone a quel punto al Consiglio dei ministri, che assegna il titolo con una delibera. Proprio ieri si è concluso l’iter di selezione per la Capitale italiana della Cultura 2025, che verrà decisa fra 15 candidate. Intanto, sappiamo già che il 2024 sarà l’anno di Pesaro.

Alla città vincitrice il ministero della Cultura assegna un milione di euro per avviare il progetto. Poi subentrano gli altri finanziamenti, che però variano da città a città a seconda degli sponsor e dei fondi messi a disposizione dalle singole amministrazioni comunali. Per Bergamo e Brescia sono stati stanziati complessivamente 21,5 milioni di euro: 2 milioni arrivano dal ministero della Cultura, 5 milioni dal main sponsor Intesa Sanpaolo, 2 milioni da A2a (che andranno perlopiù alla Festa delle Luci), 9 milioni dai Comuni di Brescia e Bergamo per la spesa corrente, 3,5 milioni da Fondazione Cariplo tramite bando e altri 550mila euro dalla Loggia per eventi sul territorio. A questi vanno aggiunti i finanziamenti di Regione Lombardia, che sono distribuiti nella provincia.

Che impatto ha una Capitale della Cultura

Parma è stata Capitale italiana della Cultura nel 2020, quando è iniziata la pandemia di Covid-19, e anche nel 2021 - Foto dal sito web del Ministero della cultura
Parma è stata Capitale italiana della Cultura nel 2020, quando è iniziata la pandemia di Covid-19, e anche nel 2021 - Foto dal sito web del Ministero della cultura

Una domanda frequente e abbastanza ovvia che ci si pone con manifestazioni come questa è quanto ritorno abbiano sulla città che le ospita, in termini anche economici, sociali, turistici e ambientali. Si guarda molto agli arrivi e alle presenze da fuori, ma non va dimenticato che le comunità bergamasca e bresciana sono le prime destinatarie del progetto Capitale italiana della Cultura, sia per il coinvolgimento diretto nella progettazione sia per la fruizione della manifestazione, sia soprattutto per i suoi obiettivi che nelle intenzioni dovrebbero portare ricadute positive a lungo termine sulle due città.

Peraltro è lo stesso dossier di Bergamo Brescia Capitale italiana della cultura a sottolineare l’importanza di eredità (legacy) di medio e lungo periodo, «al di là di un aumento del numero di visitatori, del loro indotto economico e della risonanza mediatica», si legge a p. 116. Tra queste, lo sviluppo di una percezione di città inclusive e solidali, l’aumento del senso di appartenenza, il rafforzamento delle strutture istituzionali di governance delle strategie di transizione climatica, la trasformazione urbana per la sostenibilità ambientale, la promozione di un turismo lento, infrastrutture abilitanti condivise, e ancora la crescita dell’attrattività internazionale, maggiore presenza dell’arte contemporanea e potenzialmente del sistema educativo finalizzato all’innovazione. Insomma, sulla carta almeno ci si aspetta che questa manifestazione permetta a Bergamo e Brescia un salto in avanti complessivo, che andrà attentamente monitorato a partire dall’operato dei suoi principali attori, cioè le istituzioni.

I conti saranno naturalmente da fare a esperienza conclusa, però possiamo intanto farci un’idea guardando alle esperienze pregresse, partendo da quella appena conclusa di Procida.

I numeri di Procida

«Man» di Amanda Parer, che dava il benvenuto alla cerimonia di passaggio di consegna da Procida a Bergamo e Brescia - Foto Ansa/Ciro Fusco © www.giornaledibrescia.it
«Man» di Amanda Parer, che dava il benvenuto alla cerimonia di passaggio di consegna da Procida a Bergamo e Brescia - Foto Ansa/Ciro Fusco © www.giornaledibrescia.it

I numeri sono stati snocciolati ieri dal direttore artistico Agostino Riitano durante la cerimonia del passaggio del testimone a Bergamo e Brescia al teatro di corte del Palazzo Reale di Napoli.

Nel 2022 Procida ha contato 600mila visitatori contro i 250mila del 2019 e secondo le stime l’evento ha generato un valore pubblicitario equivalente a 33 milioni di euro. Sono stati realizzati 44 progetti culturali di cui 34 originali spalmati su 300 giorni di programmazione, per un totale di 150 eventi e oltre 350 artisti provenienti da 45 paesi e per un investimento complessivo di 18 milioni di euro. Della manifestazione si sono occupate varie testate internazionali prestigiose, tanto che si calcola che i servizi dedicati a Procida abbiano raggiunto 3,4 miliardi di contatti con una ricaduta economica stimata di 33 milioni di euro.

Con un ruolo attribuito alla nomina a Capitale italiana della Cultura, il fatturato medio di un campione significativo di imprese procidane è passato dai 277mila euro del 2019 ai 386mila euro del 2021 con un aumento di 90mila euro, pari a un +32,5% dal 2019, anno pre-pandemia. Il fatturato medio delle aziende che si occupano di attività artistiche e di intrattenimento fra il 2021 e il 2019 è cresciuto del 45%, quello delle aziende di trasporto del 39%. «Per il 2023 - ha spiegato Riitano - ci aspettiamo un impatto ancor più significativo, certi che la legacy del nostro percorso si protrarrà anche negli anni a venire».

Va comunque tenuto conto che stiamo parlando di luoghi molto diversi: al di là della posizione geografica nord-sud, Procida è un’isola di 10.183 abitanti (dati Istat 2021), che gode della forte attrazione turistica della zona, fra Napoli, Ischia, Capri, Sorrento e Pompei vicine, solo per citare gli immediati paraggi. A Bergamo i residenti sono 119.993, a Brescia 197.304, sono entrambe città a vocazione industriale, meno famose come mete turistiche, ma con un alto potenziale culturale. Secondo il rapporto 2022 «Io sono cultura» di Fondazione Symbola e Unioncamere, Bergamo e Brescia insieme rappresentano infatti il quarto polo culturale italiano per valore aggiunto e occupazione in cultura. In provincia di Brescia il valore aggiunto è di 1.674 milioni di euro (ottava tra le province), in quella di Bergamo è di 1.583 milioni di euro (nona). Il settore cultura sviluppa 3.256.600.000 di euro di valore aggiunto (il 3,7% del totale sviluppato dall’Italia), con 55.700 persone occupate nel settore (il 3,8% del totale nazionale).

Sempre secondo Symbola e Unioncamere, insieme le due città formano il terzo polo italiano per la green economy: sono 24.031 le aziende del territorio di Bergamo e Brescia che nel quinquennio 2017-2021 hanno deciso di investire in tecnologie e prodotti green.

Arrivi e partenze

Aumentare i visitatori è comunque un obiettivo di ogni Capitale della Cultura, che a lungo termine si dovrebbe tradurre in una capacità di attrazione maggiore anche negli anni successivi. Al proposito, dal 2015 le altre Capitali italiane della Cultura hanno avuto esperienze differenti, come potete vedere dal grafico qui sotto (il numero molto negativo di Parma è dovuto allo scoppio della pandemia da Covid-19).

Il dossier di Bergamo e Brescia

Come ogni altra Capitale italiana della Cultura, anche Bergamo e Brescia hanno un tema ed è la «La Città illuminata». Quattro le aree tematiche illustrate nel dossier, che saranno da alimentare con iniziative ed eventi: La cultura come cura, La città natura, La città dei tesori nascosti, La città che inventa

Qui trovate una guida per orientarvi tra gli eventi di questo weekend.

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