Depuratore, due mesi di presidio: «Non ci arrendiamo adesso»

In piazza Paolo VI i comitati ambientalisti festeggiano il sit-in permanente contro il progetto di depurazione del Garda
Il brindisi sotto al Broletto per festeggiare i due mesi del presidio contro il depuratore del Garda - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
Il brindisi sotto al Broletto per festeggiare i due mesi del presidio contro il depuratore del Garda - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
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A due mesi esatti dall'inizio del presidio in piazza Paolo VI, c’è soddisfazione per come è andata la Commissione Ambiente, ma nessuno s’illude che questo basti. All’ombra del Broletto i volontari che si danno il cambio per dire no al doppio impianto di depurazione del Garda, a Gavardo e Montichiari, non pensano certo di mollare. «Abbiamo la verità dalla nostra parte - dicono -. Non ci arrendiamo adesso». Il traguardo, intanto, che ha sorpreso loro stessi e catturato l'attenzione della città merita un brindisi: hanno levato i calici in serata tra gli sguardi di chi passeggia per il centro godendosi il sabato sera. 

Tutti sono soddisfatti dal fatto che a Roma è emerso, per voce di Acque Bresciane, che la condotta sublacuale tiene. E lo farà per diversi anni. «I nostri rappresentanti - dicono - hanno dimostrato di essere preparati». Bastano poche domande ed escono studi, paure e storie legati al fiume Chiese. Ci sono soprattutto i timori legati alla salute «per azoto, fosfati, nitrati e metalli che verrebbero riversati» in un fiume che «già non è in ottima salute» e «se sta male lui anche noi stiamo male». E allora arrivano anche i ricordi delle polmoniti del 2018.

DEPURATORE, AUDIZIONE ALLA CAMERA

In piazza ci sono i campanilismi dell’«ognuno si costruisca il suo depuratore», ma c’è anche chi spiega con lucida praticità che «è meglio che ogni 4 o 5 comuni ne costruiscano uno per evitare poi i blocchi». O chi sottolinea come si debba cominciare dall’inizio, ovvero «allacciare tutti, eliminare gli scarichi abusivi e separare le acque nere da quelle bianche». «Non è vero che non vogliamo il depuratore - mettono in chiaro i volontari -, lo vogliamo, ma non con questo progetto. Non in questo modo. Qui ci sono interessi superiori che non hanno a che fare con l’ambiente».

Attorno al fiume ci sono storie di vita, di chi faceva il bagno da piccolo nel Chiese, chi ci pescava, chi ha affidato le ceneri del padre alle sue acque. I manifestanti poi sottolineano come con questa operazione si cambi il bacino imbrifero delle acque:«Dal Garda si portano le acque, che dovrebbero essere scaricate nel Mincio, direttamente nel bacino del Chiese». «Il nostro fiume - aggiungono - ha sì bisogno di acqua, ma il minimo vitale ce lo deve dare il Trentino, non certo l’acqua che arriva dal Garda».

Domani alle 17 è prevista un’assemblea pubblica nella quale si parlerà delle modalità per affrontare i prossimi passi della battaglia. Alle 18,30 ci sarà l’intervento del meteorologo Luca Mercalli. «Si va avanti, lottiamo da due anni e non ci fermiamo certo adesso che la gente ci chiede, ci appoggia e ci sprona a proseguire».

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