Depuratore, anche il presidio condanna la falsa mail

Ma i comitati chiedono chiarezza sui criteri usati per confrontare i progetti «Troppa discrezionalità»
Il presidio 9 agosto con il gazebo allestito e gli striscioni fissati su alcuni pannelli © www.giornaledibrescia.it
Il presidio 9 agosto con il gazebo allestito e gli striscioni fissati su alcuni pannelli © www.giornaledibrescia.it
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«Condanniamo fermamente chi inquina la normale dialettica mandando in giro mail con mittente falso e per di più con parole volgari. Una cosa che si squalifica da sola». È netto il commento di Marco Apostoli, componente del comitato di coordinamento del «presidio 9 agosto», nel commentare la notizia della mail inviata martedì sera ad alcuni parlamentari e consiglieri regionali da un falso account, «depuratoregarda@yahoo.com», con mittente Attilio Visconti, il prefetto di Brescia nominato la scorsa estate commissario per la depurazione del lago di Garda.

A sollevare il caso è stato lo stesso prefetto, che venuto a conoscenza della missiva falsa, ha prima informato la Procura di Brescia e poi la stampa, spiegando, in una nota, che è «disponibile a tutti i confronti tecnici a patto che vengano svolti in modo corretto, ma non può tollerare un utilizzo di metodi denigratori verso tutte le persone e le istituzioni che hanno contribuito alla redazione degli studi e dei progetti».

Il riferimento di Visconti è al file audio allegato alla falsa mail, un vocale mandato tramite WhatsApp al capo di Gabinetto della prefettura Stefano Simeone dal professore dell’Università di Brescia Giorgio Bertanza, il consulente che ha effettuato lo studio comparativo tra i diversi progetti ipotizzati da Acque Bresciane per la depurazione del Garda. Quel vocale di circa tre minuti e mezzo, lo scorso 11 luglio sarebbe finito per sbaglio in un’altra chat gestita dalla prefettura, quella della Conferenza dei sindaci, per poi ricomparire, ma solo una parte di esso, nella falsa mail fatta circolare martedì.

Nell’audio Bertanza, rivolgendosi al prefetto-commissario, fa alcune valutazioni, ma nella mail l’autore si concentra su un passaggio nel quale il professore «suggerisce di non rendere pubblica la voce dei costi aggiuntivi che Acque Bresciane non ha conteggiato, si rischia di svilire, di minare la veridicità di tutto lo studio».

Parole sulle quali ora chiedono chiarezza anche i comitati ambientalisti. «Leggendo quello che riportano i giornali – afferma Apostoli – mi viene da dire che non abbiamo tutti i torti quando diciamo che nella scelta del posto dove realizzare il depuratore sono stati usati principi poco scentifici, quantomeno discrezionali».

«Questa e-mail fasulla – fa eco Gianluca Bordiga della Federazione degli amici del Chiese – fa emergere una situazione molto torbida. Il vocale del professor Bertanza però fa molto pensare e ci fa dire che abbiamo ragione a criticare la faziosità del progetto di trasferire nel Chiese la depurazione del Garda». Sulla vicenda è quindi intervenuta anche Imma Lascialfari, di Futuro Ambiente Lombardia, che - rispetto alla falsa mail - si dissocia da questo «leone da tastiera che non ha il coraggio di metterci la faccia» e auspica che la Procura faccia chiarezza al più presto e stigmatizza il passaggio sui costi.

Chiede però chiarezza sugli studi comparativi: «Considerando che sono stati utilizzati fondi pubblici per pagare la realizzazione di questi studi ed è comunque denaro pubblico quello che verrà utilizzato per la realizzazione dell'opera – conclude – ci auguriamo che anche questo aspetto venga attenzionato a tutela della collettività».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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