Denunciati 130 bracconieri, 77 fucili sequestrati
Hanno lavorato giorno e notte per quasi un mese. Si sono appostati, hanno filmato, preso nota e sono entrati in azione. I numeri, resi noti nelle scorse ore, danno loro ragione e dicono di un fenomeno, quello del bracconaggio, che pare non conoscere crisi.
A confermarlo sono i carabinieri forestali del la Sezione Operativa Antibracconaggio e Reati in Danno agli Animali del raggruppamento Cites. Dal 5 al 31 ottobre scorsi sono stati impegnati nei territori della provincia di Brescia e di Mantova, inseriti tra i «black spot» nel Piano d'Azione nazionale per il contrasto degli illeciti contro gli uccelli selvatici.
I cinquanta militari impegnati sul campo hanno consentito una significativa riduzione dell’abbattimento di esemplari protetti grazie anche al sequestro di un quantitativo non indifferente di strumenti illegali quali richiami elettronici, reti, gabbie e trappola ma anche archetti e trappole metalliche, in grado di causare lunghe sofferenze alla fauna lasciata viva ed agonizzante per ore. In tutto i carabinieri forestali, grazie anche alla fattiva collaborazione con le associazioni ambientaliste Cabs, Legambiente, WWF e LAC, ma anche dei cittadini e degli stessi cacciatori, hanno denunciato 130 persone e sequestrati 77 fucili.
Nel bilancio spiccano i circa 900 dispositivi di cattura illegale e gli oltre 3800 uccelli rinvenuti di cui 840 vivi, tra cui numerose specie particolarmente protette, tutti catturati o abbattuti in modo illecito da bracconieri locali. Uno dei rinvenimenti più significativi di esemplari vivi è stato compiuto in un casolare abbandonato in un campo di Monticelli Brusati: qui i carabinieri hanno rinvenuto 250 esemplari ancora vivi, ma sprovvisti di documentazione e anelli identificativi.
Questi uccelli sono stati sequestrati e affidati al centro di recupero il «Pettirosso» di Modena per il loro successivo rilascio in natura. Ai bracconieri sorpresi all’opera con le vietatissime reti i forestali hanno sequestrato 3000 uccellini congelati, molti dei quali di specie particolarmente protette. Diverse le ipotesi contestate: si va dal furto aggravato di fauna selvatica, alla ricettazione, dal maltrattamento di animali, all’uccellagione, dall’esercizio della caccia con mezzi non consentiti al porto abusivo di armi.
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