Delitto da Frank, il figlio: «Chiedo rispetto per il mio dolore»
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In silenzio con chi gli suona il campanello di casa. Spento il computer attraverso il quale, via Facebook, nei giorni successivi alla morte dei suoi genitori ha condiviso pensieri e sofferenza.
«Chiedo che venga rispettato il mio dolore», ha affermato martedì pomeriggio Marco Seramondi. Fuori casa un’auto dei Carabinieri controlla ogni movimento. Registra i documenti di chi si avvicina a casa del figlio di Farnk. Lui, Marco, 41 anni, non esce nemmeno dalla sua villetta a schiera di Ospitaletto.
Parla dalla finestra per pochi, pochissimi istanti. Giusto il tempo di chiudersi a riccio. «Non voglio dire nulla». Non una parola dopo l’arresto degli assassini che gli hanno portato via papà Francesco e mamma Giovanna. Impossibile anche strappargli un pensiero sul tesoretto trovato tra casa sua, quella dei genitori e degli zii.
Una montagna di soldi che forse fanno scegliere la prudenza davanti a telecamere e taccuini. Lui, che il giorno dell’omicidio aveva gridato nel piazzale della pizzeria di famiglia «è colpa vostra» senza un chiaro riferimento e che il pomeriggio dei funerali a Ferragosto, davanti alle bare del padre e della madre, si era lasciato andare ad un «non sono morti invano», oggi sceglie la via del silenzio.
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