Delitto da Frank: «I due stranieri hanno confessato»

Parla il procuratore capo Buonanno: «Le stesse persone tentarono di uccidere anche il pizzaiolo albanese un mese e mezzo fa»
DELITTO FRANK: DECISIVI TARGA E IMPRONTE
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Emergono nuovi dettagli sul fermo dei due presunti killer di Francesco Seramondi e Giovanna Ferrari. I due uomini, bloccati nella Bergamasca, hanno confessato e risultano essere anche gli autori del tentato omicidio di un mese e mezzo fa ai danni del dipendente albanese della pizzeria Da Frank. Uno dei due, cittadino pakistano titolare del Dolce e Salato di fronte all'esercizio di Seramondi, è tornato sulla scena del delitto poco dopo l'omicidio e ha parlato alla stampa del degrado e della pericolosità della zona. 

Di seguito i punti salienti delle indagini, illustrati dal procuratore capo Buonanno, dal procuratore generale Dell'Osso, dal capo della Squadra Mobile Schettino e dal questore Carmine Esposito.

DELITTO DI FRANK: IN MANETTE I PRESUNTI KILLER

Gli autori del duplice omicidio sono gli stessi del tentato omicidio ai danni del pizzaiolo albanese di un mese e mezzo fa. Lo ha dichiarato il procuratore Buonanno.

Il delitto è stato commesso per motivi legati alla concorrenza commerciale. È da escludere ogni collegamento con la criminalità organizzata.

Fondamentali per le indagini le riprese delle telecamere di videosorveglianza esterne ed interne e il rinvenimento dell’impronta di uno dei due assassini. Lo ha reso noto il procuratore capo.

  • Duplice omicidio alla Mandolossa
    Duplice omicidio alla Mandolossa
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    Duplice omicidio alla Mandolossa
  • Duplice omicidio alla Mandolossa
    Duplice omicidio alla Mandolossa
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    Duplice omicidio alla Mandolossa
  • Duplice omicidio alla Mandolossa
    Duplice omicidio alla Mandolossa
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    Duplice omicidio alla Mandolossa
  • Duplice omicidio alla Mandolossa
    Duplice omicidio alla Mandolossa
  • Duplice omicidio alla Mandolossa
    Duplice omicidio alla Mandolossa
  • Duplice omicidio alla Mandolossa
    Duplice omicidio alla Mandolossa

I due killer alla luce delle evidenze investigative hanno reso piena confessione del delitto.

La parte principale delle indagini è conclusa e ha consentito di individuare anche chi aveva messo in essere il tentato omicidio ai danni di Arben Corri.

Questo episodio evidenzia la necessità che a questa Procura vengano forniti ulteriori risorse. Brescia è una realtà che vede commessi delitti opera di singoli come di reati legati al terrorismo internazionale. Questo distretto ha assolutamente bisogno di ulteriori risorse in tutti i suoi settori. Lo ha sottolineato il procuratore capo Buonanno.

È stata svolta in tempi brevissimi un'inchiesta di tipo tradizionale che ha visto lo sviluppo armonico di tutti gli aspetti investigativi. Lo ha dichiarato il procuratore generale Pierluigi Maria Dell’Osso.

  • I killer della Mandolossa
    I killer della Mandolossa
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    I killer della Mandolossa
  • I killer della Mandolossa
    I killer della Mandolossa
  • I killer della Mandolossa
    I killer della Mandolossa

Ora si apre la parte più delicata delle indagini: difficile credere che il movente sia legato ad una mera questione di concorrenza commerciale. Può anche essere, ma vanno approfondite le ragioni oltre a quelle rese dai soggetti coinvolti. Va indagata questa zona buia. Altrimenti vorrebbe dire che le modalità esecutive da professionisti e proprie della criminalità organizzata sono state acquisite da soggetti comuni inclini alla delittuosità. Ad affermarlo è il procuratore generale Dell'Osso.

Va acceso un faro molto importante sulla vita delle vittime, su quella degli assassini e sulle frequentazioni per comprendere il movente, sul quale non diremo per questo momento di più. Queste le parole del procuratore generale Dell’Osso.

Gli investigatori sono risaliti a Sarbjit Singh, cittadino indiano di 33 anni, irreperibile da tre giorni, perchè una sua impronta è stata rinvenuta nella pizzeria. Gli uomini della Mobile lo hanno rintracciato a Casazza e nel corso degli appostamenti hanno visto raggiungerlo Muhammad Adnan, 32enne cittadino pakistano titolare del Dolce e Salato, del quale sono stati individuati presto i collegamenti con la famiglia Seramondi. L'uomo era già stato denunciato per l'incendio del Dolce e Salato. Il collegamento tra i due è stato determinante per comprendere la matrice del delitto.

A sparare sarebbe stato il cittadino pakistano titolare del Dolce e Salato. Deve rispondere di duplice omicidio volontario premeditato e tentato omicidio.

Il dipendente albanese non era stato in grado di riconoscere i suoi aggressori perché avevano il volto travisato da passamontagna. Lo ha sottolineato il capo della Squadra Mobile Giuseppe Schettino.

Determinante per le indagini è stato il rinvenimento sulla porta del negozio di un'impronta del soggetto indiano, che non aveva alcun collegamento con Brescia. Il suo ultimo domicilio era a Casazza e lì lo abbiamo tenuto costantemente sott'occhio. Abbiamo avuto la fortuna di assistere all'incontro tra i due e poi al tentativo di disfarsi di pezzi del motorino. A quel punto li abbiamo bloccati. Abbiamo poi recuperato anche il fucile e il fodero, abbandonati in un fossato di via Roncadelle. Ma abbiamo recuperato anche l'Alfa usata anche per il tentato omicidio di Arben Corri, sempre in zona via Roncadelle. Lo ha rivelato il capo della Squadra Mobile Schettino.

Può essere ragionevole che una questione di concorrenza commerciale conduca ad un delitto di questo tipo? Dovremo accertarlo. Ad affermarlo è stato il procuratore generale Dell’Osso. 

Il legame con la famiglia Seramondi è da ricondurre alla vicinanza dei due esercizi commerciali, in particolare il cittadino pakistano era stato denunciato per l’incendio dell’altro esercizio.

Il cittadino pakistano titolare del Dolce e Salato dopo il duplice omicidio è subito tornato sulla scena del delitto, ha rilasciato dichiarazioni alla stampa sul degrado della zona e sulla scarsa incisività delle forze dell’ordine e ha persino ripreso la Polizia all’opera col suo cellulare. Lo ha rivelato il capo della Mobile Schettino.

È sbagliato accostare l'idea di straniero a quella di criminale con una impossibile corrispondenza biunivoca. A Brescia ci sono 30mila stranieri e non sono tutti delinquenti. Italiano o straniero, chi delinque dovrà vedersela con una magistratura lungimirante e con le forze dell'ordine che sacrificano la propria vita per la sicurezza dei cittadini, di cui siamo i paladini. Queste le parole del questore Carmine Esposito che ha voluto ringraziare i suoi uomini per l'impegno instancabile di questi giorni. 

 

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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