Delitto da Frank: «Adnan lo progettava da novembre»

Il pakistano: «Non volevo uccidere la moglie, è stata una fatalità, non mi aspettavo di trovarmela davanti»
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Muhammad Adnan progettava l’omicidio di Frank Seramondi dal novembre scorso. Lo ha affermato lo stesso cittadino pakistano, in carcere da domenica notte con il complice indiano Sarbjit Singh. «Personalità prive del minimo senso di civiltà e di clamorosa pericolosità», scrive il Gip Giovanni Pagliuca nelle quattordici pagine di ordinanza con la quale ha convalidato il fermo dei due assassini dei coniugi titolari della pizzeria Da Frank.

«Non volevo uccidere la moglie, è stata una fatalità, non mi aspettavo di trovarmela davanti», ha spiegato il pakistano. Il vero obiettivo era Frank Seramondi, verso il quale covava rabbia da mesi perché vendeva più del suo locale e perché, sempre secondo la versione dell’assassino, gli mandava davanti alla pizzeria spacciatori e gente poco raccomandabile.

L’uomo avrebbe inoltre architettato anche l’agguato al dipendente di Seramondi, l’albanese Arben Corri, ferito ai primi di luglio. «Non volevo ucciderlo, ma punirlo perché era il braccio destro di Frank: non ho sparato io, ma Singh», ha spiegato Adnan, mentre l’indiano nega di essere stato in quel luogo. 

Sul movente del duplice omicidio, invece, il Gip non si esprime, ma ritiene credibile per tutti gli altri aspetti il racconto di Adnan, che il giorno dell’arresto aveva tentato di scappare, salvo poi fermarsi davanti agli spari in aria a scopo intimidatorio di un poliziotto.

Il giudice per le indagini preliminari non crede invece alla tesi di Singh, che ha raccontato di non sapere dove fossero diretti la mattina dell’omicidio.

Il Gip scrive infatti che Singh sapeva da tempo delle intenzioni di Adnan, per il quale lavorava in nero nel locale Dolce a Salato e dal quale aveva ricevuto una somma di denaro - 500 euro già dati contro i 5mila promessi - per fare da spalla. 

Adnan aveva chiesto ad un’altra persona di accompagnarlo per l’agguato, ma davanti al rifiuto, aveva scelto Singh, che prima si sarebbe rifiutato, salvo poi «aderire al piano in cambio di un vile corrispettivo», si legge nell’ordinanza.

Adnan avrebbe fornito al complice gli abiti da usare e il casco da indossare, mentre il motorino usato l’11 agosto era stato acquistato per 330 euro da un rivenditore nel Cremonese senza alcun passaggio di proprietà e senza targa.

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