Debiti per scommesse, un dirigente di calcio si affida agli usurai e poi li fa arrestare

Scommesse, debiti, intrecci tra dirigenti sportivi del mondo del calcio dilettantistico. E poi prestiti con tassi d’usura arrivati a superare anche il 280%. C’è tutto questo nell’inchiesta dei pubblici ministeri Iacopo Berardi e Victoria Allegra Boga che ha portato all’arresto di tre persone accusate di usura.
Ai domiciliari sono finiti Faton Buzhala, 43enne di origini albanesi residente a Como, Claudio Pilotelli, valsabbino di 56 anni, già direttore sportivo in diverse società bresciane e poi il genero Nicola Andreoli, 38 anni con un passato da arbitro. Avevano un ruolo preciso secondo gli inquirenti: «Pilotelli svolgeva il ruolo di esecutore materiale, che forniva in prima persona contante all’usurato e lo sollecitava, prima con pressanti richieste e poi con esplicite minacce, a restituire capitali ed interessi. Andreoli e soprattutto Buzhala erano invece i soggetti che dirigevano le operazioni e che fornivano la provvista necessaria per condurre a termine l’illecita operazione finanziaria» è la ricostruzione agli atti.
La vittima è un 29enne bresciano, fino a pochi mesi fa responsabile commerciale di un’azienda di imballaggi e allo stesso tempo dirigente di una squadra di calcio di Eccellenza della provincia, che dopo aver denunciato ai carabinieri i suoi presunti strozzini è svanito nel nulla. Ha fatto debiti con mezza provincia ed è scappato. Probabilmente all’estero. Ora è irreperibile.
Cosa è successo
Il suo sfogo alle forze dell’ordine è dell’estate scorsa quando, ormai alle strette, il 15 giugno si presenta ai carabinieri di Chiari. Prima di raccontare quello che sta vivendo ammette la propria debolezza. La ludopatia, per via di quelle scommesse diventate una droga. «Da molti anni era appassionato di scommesse sportive, cui si dedicava assiduamente, all’inizio tramite canali legali ed impiegando somme di denaro relativamente contenute di cui disponeva. Da circa 3-4 anni però la passione si è trasformata in un vero e proprio vizio, sicché aveva cominciato a scommettere tramite siti, chat ed intermediari non autorizzati e, soprattutto, a procurarsi fondi necessari contraendo prestiti, per cui è costretto a dare o promettere, per la restituzione, tassi di interesse usurari» scrive il gip Angela Corvi nell’ordinanza di custodia cautelare.
Tra febbraio e maggio dal trio Pilotelli- Andreoli-Buzhala era arrivato a farsi prestare 106mila euro in contanti in tre tranche con interessi dal 103,11%, al 177,43% fino al 280,77%. Tassi diversi, ma sempre fuori legge. «Claudio Pilotelli, conosciuto tramite l’ambiente calcistico, gli procura la prima volta 50mila euro in contanti spiegandogli che i finanziatori ultimi dell’operazione erano pericolosi spacciatori attivi nel basso Trentino che disponevano di armi» scrive il gip.
La vittima di fatto non è mai riuscita a restituire il denaro. E viene pesantemente minacciata. Lui, ma anche la madre e soprattutto il padre, allenatore di calcio nei dilettanti e finito nel mirino degli aguzzini del figlio. «Non hanno esitato - scrive il gip - a minacciare ripetutamente la vittima chiamando in causa pure i suoi parenti più stretti»
Le minacce
Agli atti dell’inchiesta ci sono diversi messaggi inviati al dirigente sportivo. Non parole d’affetto, ma minacce da parte di Pilotelli che vuole la restituzione di soldi che a sua volta lui, e il genero Andreoli, e infine Buzhala devono ridare ai rispettivi creditori. Perché i tre arrestati ieri dai carabinieri non hanno effettuato prestiti con soldi propri, ma con quelli ricevuti da altri. Anelli di una catena del racket ancora tutta da indagare.
A fine giugno la vittima fissa un appuntamento davanti allo stadio Rigamonti con Pilotelli. Ma non si presenta. E pochi giorni dopo riceve su Telegram un avvertimento: «15 giorni fa a Rovato per queste cose hanno trovato uno accoltellato nel cassonetto dello sporco. Non so se rendo l’idea. E ad un altro un po’ di tempo fa hanno bruciato la macchina. Quindi non si fanno tanti problemi. Se non si rispetta la parola data per loro funziona così e onestamente è così che dovrebbe funzionare». Altri messaggi sono ancora più diretti: «Te la spacco io la faccia appena ti vedo». E ancora: «Questi - riferito ai creditori - vengono a prenderti in capo al mondo, mandano persone apposta. Non si sporcano loro le mani. Lo fanno fare ad altri».
Il precedente
Durante le indagini è emerso che Pilotelli - che come il genero è incensurato - già nel 2016 avrebbe prestato soldi con interessi da usura. Sempre nel mondo del calcio dilettantistico, a quello che all’epoca era il suo presidente in un club della provincia. «Ho chiesto prestiti per 5-10mila euro che dovevo restituire in due mesi con interessi superiori rispetto a quelli normalmente praticati dalle banche» ha fatto mettere a verbale l’ex presidente. Che fino allo scorso 14 luglio, quando è stato convocato in Procura, ha però sempre tenuto tutto nascosto.
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