Dattoli: «Il futuro? Pensare a cosa ci farà felici tra 20 anni»
Ha passato una settimana a sgusciare gamberi in cucina e quella successiva a servire in sala: «Troppo difficile per me». Quindici giorni sono bastati ad un Davide Dattoli 17enne per capire che no, quella della ristorazione non era la sua strada.
E così, pur figlio d’arte - i genitori erano i gestori del Castello Malvezzi - Davide ha preferito cercare di costruirsi da solo la sua identità professionale. E ci è riuscito, tanto da essere tra i top 5 innovatori italiani (secondo Wired). Oggi, a nove anni di distanza, il 26enne è a capo di Talent Garden, il più grande network di coworking d’Europa per numero di sedi. La sua creatura, nata solo cinque anni e mezzo fa proprio a Brescia, sta per salutare l’arrivo di una nuova sede: quella di Torino, la numero 16 in Italia. Proprio per il suo percorso professionale Davide sarà ospite di Smart Future Academy, la due giorni di orientamento (29 e 30 aprile al PalaBanco) dedicata a chi deve immaginare il proprio futuro lavorativo.
Nella pelle di un 20enne. Noi gli abbiamo chiesto, mettendoci nei panni di un 20enne, come ha fatto a capire chi volesse essere, almeno professionalmente, nella vita. «Ho sempre cercato di seguire ciò che mi piaceva: nel mio caso ha coinciso con la tecnologia. Credo sia fondamentale riuscire ad unire la passione per una materia al desiderio di farla diventare il proprio lavoro».
In questa scoperta che cosa ti ha aiutato?
«Grazie ai miei genitori ho iniziato a viaggiare fin da piccolo, in tutto il mondo. Ho visto le differenze tra realtà, valori, idee. Tutto questo mi ha permesso di pormi molte domande. Le suggestioni sono diventate stimolo per avere nuove idee».
Hai dei consigli pratici da dare? «Il primo è: mettersi in gioco. Non aspettare, non rimandare, ma agire. Questo modo di fare appartiene alla cultura anglosassone ed è realmente funzionale. Consiglio ai più giovani di fare esperienze, anche brevi, ma di mettersi alla prova per capire che cosa piace e cosa no o anche per che cosa si è più portati. Ricordo l’esperienza in una galleria fotografica a scontornare foto con photoshop. Tutto serve ad accrescere le proprie competenze. La seconda cosa è: non guardare mai il percorso futuro, ma pensare a che cosa, tra 20 anni, mi permetterà di trascorrere delle giornate cariche di soddisfazione e che mi possano rendere felice».
Quali sono le esperienze imprescindibili? «Per me non si può prescindere dal sapere usare e capire le tecnologie. Il digitale ha cambiato in modo irreversibile i modelli di produzione o di consumo, influenzando le nostre stesse vite.
Non per nulla uno dei corsi che più stanno avendo successo è quello di coaching per bambini dai 7 ai 12 anni». Piccoli Dattoli crescono.
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