D’Annunzio, Nuvolari e la leggendaria tartarughina d’oro
La passione per i motori e la velocità, ma soprattutto l’ambizione della vittoria. Questo il legame tra il poeta Gabriele d’Annunzio e il pilota Tazio Nuvolari, suggellato da un incontro memorabile e da un dono diventato poi portafortuna, preludio di un’amicizia duratura. «D’Annunzio, viste le imprese di Nuvolari, lo volle conoscere - racconta Giordano Bruno Guerri, presidente della Fondazione Il Vittoriale degli Italiani - e il pilota fu ben felice di andare a Gardone».
Era il 28 aprile 1932: due anni prima Nuvolari aveva vinto la sua prima Mille Miglia con l’Alfa Romeo, grazie a un sorpasso avvolto nel mito. Leggenda narra che, per far credere al suo avversario Achille Varzi di essere stato vittima di un guasto, il «mantovano volante» spense i fari e percorse al buio gli ultimi chilometri della corsa, seguendo le luci di coda dell’altro pilota, salvo poi superarlo a sorpresa tra Desenzano e Lonato e vincere. «Sicuramente d’Annunzio e Nuvolari avevano in comune la passione per i motori e per la velocità - commenta Guerri -, ma soprattutto li accomunava il desiderio di vincere. Questo permise loro di rimanere amici a vita».
«In occasione del loro primo incontro - prosegue il presidente del Vittoriale - il Vate donò al pilota la famosa tartarughina d’oro fatta fare da Buccellati, con una dedica magnifica, passata alla storia: all’uomo più veloce, l’animale più lento». In cambio d’Annunzio chiese a Nuvolari di vincere l’imminente Targa Florio. Il pilota avrebbe risposto: «Corro solo per questo» e il successivo 8 maggio vinse sull’Alfa Romeo 8C-2300 della Scuderia Ferrari. Da allora la tartaruga divenne il suo portafortuna, tanto da cucirla sulla divisa ufficiale.
«Quell’incontro - conclude Guerri -, segna anche l’inizio della passione di d’Annunzio per le Alfa Romeo». I due conversano infatti nella piazzetta del Vittoriale, seduti sul predellino di un’Alfa Berlina 6C 1750. In poco più di due anni, d’Annunzio collezionerà anche una 6C 1750 GT quinta serie e una 6 cilindri 2300 T carrozzeria berlina Touring 4 posti, soprannominata per la sua linea leggerissima «Soffio di Satana». L’auto, venduta all’asta nel 1946, ha fatto ritorno al Vittoriale nel 2019.
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