Dalla pancia della Concordia, 70mila tonnellate di materiale

Due anni di lavoro, dal 2014 al 2016, per trasportare il contenuto e lo scafo del relitto. Un'operazione affidata alla Germani di San Zeno
Il relitto della Concordia in porto a Genova - Foto Ansa/Alessandro Di Meo © www.giornaledibrescia.it
Il relitto della Concordia in porto a Genova - Foto Ansa/Alessandro Di Meo © www.giornaledibrescia.it
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Due anni di lavoro, dal 2014 al 2016, per trasportare circa 70mila tonnellate di materiale che erano a bordo della Costa Concordia, trainata al porto di Genova e lì svuotata per poi essere smantellata pezzo dopo pezzo. Ottanta tir al giorno, su cui sono stati caricati container pieni di metallo, ceramiche, piastrelle, mobili, materassi, rifiuti, elettrodomestici: tutto da spostare via terra verso i centri di recupero e smaltimento.

Porta la firma della Germani di San Zeno Naviglio questa enorme e delicata operazione, dopo l’affidamento del consorzio Ship Recycling, che aveva in gestione lo smantellamento del relitto ed era stato costituito da Rti Saipem con Officine Meccaniche Navali e Fonderie San Giorgio. L’azienda bresciana ha anche curato, adoperando delle cisterne, il trasporto delle 75mila tonnellate di acqua che la Concordia aveva imbarcato.

I container della Germani sulla Costa Concordia - © www.giornaledibrescia.it
I container della Germani sulla Costa Concordia - © www.giornaledibrescia.it

«È stata una commessa importante - spiega il direttore generale Alessio Miglietta - che aveva come obiettivo, su precisa indicazione di Ship Recycling, il recupero dell’80 per cento del materiale. Proprio per questo, le fasi di carico delle casse scarrabili (circa 100) è stata presidiata e monitorata dai nostri operatori, presenti h24 in cantiere». Differenziare era fondamentale e la professionalità di Germani in questo senso è stata poi riconosciuta anche per il trasporto dei detriti del ponte Morandi, di cui si è occupata nel 2019.

«Per la Concordia abbiamo lavorato con tutti gli occhi fissi addosso - continua Miglietta - ed era importante non sbagliare. Abbiamo puntato tutto sulla sicurezza, addestrando il nostro personale a lavorare in spazi angusti e poco agevoli». Germani ha curato anche il trasporto dello scafo in acciaio e carbonio della nave: 23mila tonnellate di rottami acquistate dalla Feralpi di Lonato del Garda, che nel giro di dieci giorni è stato fuso per produrre acciai speciali all’interno dello stabilimento di Calvisano.

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