Dalla nascita ad oggi: i 15 anni di vita del Freccia Rossa
La zona è quella dove un tempo pulsava il cuore industriale di Brescia. Oggi invece c'è l'edificio che ospita il centro commerciale Freccia Rossa, un’enorme scatola vuota di cui non si è ancora deciso cosa fare.
La struttura, ormai chiusa anche formalmente dopo il deposito dell’istanza per la «liquidazione giudiziale» lunedì scorso, ha in realtà una lunga storia che affonda le sue radici nell’industria siderurgica della città, più di un secolo prima dell'avvio dei lavori per la realizzazione di quel complesso ora in stallo.
Il cuore industriale di Brescia
A metà dell’Ottocento tutta la zona tra via Ugoni, via Togni, via Tempini e fino a via Milano inizia la sua trasformazione per diventare il primo cuore industriale di Brescia. In un secolo tra quelle vie fioriscono le aziende destinate a diventare grandi nomi: la Togni, la Tempini, la Radiatori – poi Ideal Standard -, la Caffaro, giusto per citarne alcune.
L’arrivo dei portoghesi nel Comparto Milano
La nascita del centro commerciale comincia a profilarsi nel 2002, quando l’allora proprietaria del Comparto Milano, la Basileus Spa, firma un contratto preliminare d’acquisto con Transalproject 2000 per un’area di 52mila metri quadrati tra via Cassala, via Folonari, via Somalia, e viale Italia.
Transalproject è controllata dal gruppo portoghese Sonae Imobiliaria, con sede a Porto, che all’epoca possiede 28 centri commerciali. L’obiettivo del contratto è realizzare un centro commerciale con spazi di intrattenimento e una torre destinata al terziario o al residenziale. Il contratto presenta una serie di condizioni, tra le quali una convenzione urbanistica con il Comune di Brescia e la realizzazione di un parcheggio dotato di 2.500 posti auto pubblici.
L’annuncio del progetto
Passano alcuni anni e la firma dei tre partner del progetto arriva nel novembre del 2005. Si tratta di Sonae Sierra (50%), degli americani del Fondo di investimento Aig (40%) e dei «bresciani» di Coimpredil (10%). Il contratto di project financing vale 119 milioni di euro, dura 18 anni ed è siglato con un pool di banche guidato da Unicredit Banca Mediocredito (Ubmc) con il ruolo di capofila. La linea di credito del pool deve finanziare la società veicolo costituita dalla joint venture che svilupperà il progetto Freccia Rossa: un centro commerciale-multisala-palestra vicino al centro storico. Alla fine l’investimento complessivo sarà pari a 144 milioni di euro. Il disegno prevede 130 esercizi commerciali, di ristorazione, di servizio, con 23 ristoranti, una multisala e un parcheggio da 2.500 posti.
Il progetto viene ufficialmente presentato a inizio febbraio del 2006, con un vernissage alla Cantina Fratta di Monticelli Brusati cui partecipano più di trecento persone, tra le quali il sindaco di Brescia Paolo Corsini. In quell’occasione il responsabile per l’Italia di Sonae Sierra Pietro Malaspina dice che il centro commerciale diventerà «un punto di riferimento per i centri commerciali di tutta Italia».
L’inaugurazione
È il 22 aprile 2008 quando il Freccia Rossa viene inaugurato con una serata di gala (il giorno successivo apre al pubblico). Con una nervosissima Martina Colombari a fare da testimonial, il centro commerciale apre le porte ai bresciani in pompa magna. Tra i vip invitati al taglio del nastro c’è anche Elisabetta Canalis.
La prima giornata di apertura al pubblico segna 65mila ingressi.
I bagni stile pit-stop
Intermezzo amarcord: ve li ricordate i bagni degli inizi? Difficile dimenticare i lavandini dentro le gomme (pneus Pirelli) e sormontati da specchi incastonati in cerchioni di auto. Ma anche chiavi a stella, pinze, cacciaviti e i vari accessori per l’auto appesi alle pareti. I primi bagni del Freccia Rossa erano stati concepiti come un paddock, una sorta di box della Mille Miglia – non casuale, naturalmente: il nome del centro commerciale è infatti un omaggio alla città della corsa più bella del mondo.
La fase calante
Non tutti festeggiano con entusiasmo l’apertura del centro commerciale Freccia Rossa: contrarissimi sono i commercianti del centro storico, che a ridosso dell’apertura promuovono una serrata generale. Di fatto però, complice la zona ristorazione e poi la multisala Wiz, per anni il Freccia Rossa è molto frequentato. La fase calante comincia nel 2016, quando viene aperto Elnòs a Roncadelle. Inizia una crisi – che poi si scoprirà irreversibile –, con i primi negozi che cominciano a chiudere.
Nel 2019 entrano in campo gli inglesi di Resolute Asset Management, fondo specializzato nella gestione di crediti deteriorati (Npl, Non Performing Loans), che annuncia un piano di rilancio da 5 milioni. Poi arriva la pandemia e la crisi del Freccia Rossa si aggrava, con perdite costanti e difficoltà nella ristrutturazione del debito.
Una speranza sembra riaprirsi a fine 2022, quando ormai i negozi ancora aperti sono sei e si fa avanti il Fondo Efesto di Fininst Sgr, che subentra nei crediti di Banco BPM verso Basileus, la società proprietaria del Comparto Milano. Nelle intenzioni del Fondo Efesto c’è un’operazione di rilancio del Freccia Rossa con la società Freccia Rossa Shopping Centre srl (controllata da Resolute Asset Management Italy srl) per trasformare il centro commerciale attraverso lo studio di un nuovo concept che ne consenta il riposizionamento nel mondo retail.
La chiusura
Il 2023 è segnato più che altro da episodi di abbandono. Chiudono gli ultimi negozi, persone in grave difficoltà e con tossicodipendenze cominciano ad abitare il parcheggio e gli spazi vuoti, si susseguono sgomberi e controlli delle forze dell’ordine, che cercano di chiudere ogni accesso alla struttura ormai vuota.
Il tema entra nella campagna elettorale per la Loggia, i candidati discutono di sicurezza, c’è qualche polemica con proposte di vario segno: il centrodestra ipotizza di introdurvi la sede unica del Comune, il centrosinistra un polo sanitario del Civile. La sindaca di Brescia Laura Castelletti e la prefetta Maria Rosaria Laganà rassicurano infine sull’impegno delle istituzioni a risolvere le criticità. Un guasto al sistema antincendio del parcheggio ovest mette ko anche l'area di sosta della Virgin, l'unica rimasta accessibile dopo lo stop generale dell'area commerciale.
E si arriva così a oggi, con la gigantesca scatola vuota dalle scale infestate dalle erbacce e il documento depositato al tribunale di Milano che di fatto mette la parola fine ai primi quindici anni di storia del centro commerciale. Ma che potrebbe aprire un nuovo capitolo. Con tempi però ancora incerti.
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