Dalla Leonessa a Buja 40 anni dopo il sisma: «Grazie Brescia»
Franco Solina, fotografo, alpinista e storico collaboratore del Giornale di Brescia fu tra coloro che, partiti da Brescia alla volta del Friuli ferito, approdò all’indomani del sisma del 6 maggio 1976 nel paese di Buja. Campagna di Udine, una manciata di case, tra le quali si contarono 50 vittime.
Per lui, come per chi c’era allora in questa domenica in cui si celebrava il 40esimo anniversario rimettere piede a Buja è stata un’esperienza carica di emozioni.
Ricorrono i luoghi, mutati ma riconoscibili all’occhio di chi vi ha vissuto giorni che non si dimenticano: «Siamo in via Villaggio Brescia» spiega il fotografo con lo sguardo che ripercorre i luoghi alla ricerca di dettagli e frammenti di un passato che è ancora palpabile. «Qua di fronte a noi adesso sono sorte villette e case nuove: prima qui c’era il Villaggio Brescia, inizialmente la tendopoli, poi i prefabbricati costruiti con gli aiuti bresciani ora trasformati in case. Siamo a Ursinins Piccolo, poco lontano c’è la chiesetta di San Giuseppe (ricostruita dai bresciani grazie ai fondi dei lettori del Giornale di Brescia, menzionati in una targa ora là posta assieme ai Santi Patroni della nostra città), e noi quando siamo arrivati da Brescia siamo arrivati proprio in questa zona: abbiamo iniziato da qua».
E proprio a Buja 40 anni fa i volontari bresciani scrissero una pagina di straordinaria solidarietà dando impulso ai soccorsi prima e alla ricostruzione poi, grazie ai 220 milioni di lire che i lettori del GdB donarono attraverso la sottoscrizione lanciata all’indomani del sisma dallo stesso Giornale di Brescia.
«C’è una cosa che mi colpisce sempre quando incontro gli amici del Friuli e di Buja in modo particolare – commenta al proposito Giacomo Scanzi, direttore editoriale del gruppo editoriale del GdB, a Buja in rappresentanza del nostro quotidiano alle celebrazioni ufficiali dell’anniversario – ed è l'espressione “è stata un'esperienza bellissima”. Ora, mi sono sempre chiesto come davanti ad un’esperienza drammatica come il terremoto si possa dire “è stata un'esperienza bellissima”. Io credo che dentro questa espressione ci sia tutta la storia di questi 40 anni, che è la storia di amicizia, è una storia di resurrezione e di speranza. Posso dire, anche se allora non fui qui, che è stata una storia bellissima anche per Brescia e per Il Giornale di Brescia in modo particolare. La nostra presenza oggi a Buja vuol essere anche un modo per testimoniare anche ai più giovani, che hanno conosciuto il terremoto attraverso il racconto dei padri e dei nonni, che quell’amicizia continua».
Le ferite del terremoto hanno lasciato tracce nei cuori dei residenti di Buja che contò 50 vittime. Non ve n’è più segno nel paesaggio, ora quieto com’è quello della campagna attorno a Udine. Ma a restare è la testimonianza del legame profondo che si instaurò in quelle ore segnate dalla calamità, tra soccorsi e soccorritori, tra i cittadini di Buja e i volontari bresciani. Ce n’è memoria nel volume pubblicato in occasione dei quarant’anni dal sisma, in cui la parola Brescia ricorre di frequente, assieme ai volti impressi nelle fotografie dei bresciani che vissero là per settimane.
E la gratitudine dei cittadini di Buja era tangibile anche nel corso delle celebrazioni che nell’assolata domenica hanno accompagnato la ricorrenza. Per tutti parla Giuseppe Tonino, tra i primi ad attivarsi tra i cittadini di Buja nelle ore dell’emergenza a fianco dei soccorritori bresciani: «Ritengo doveroso per chi come me ha vissuto quell'esperienza ringraziare fino all'ultimo dei bresciani per gli aiuti e per la solidarietà che seppero esprimere».
Ampio servizio sull'edizione del Giornale di Brescia in edicola domani, lunedì 9 maggio, scaricabile anche da qui (dopo le 3 di notte)
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