Dal web ai ricatti a luci rosse, tre condannati
Contattavano le loro vittime on line, concordavano gli incontri a luci rosse in aree vicine a grandi centri commerciali e facilmente raggiugibili pure dalle province vicine. Quindi, dopo il rapporto, uno dei tre giovani condannati si presentava alla vittima e - sotto la minaccia di denunciare l'accaduto perchè «era stato con un minorenne»-, pretendeva somme di denaro che spaziavano dai 500 ai 1500 euro.
In un caso arrivando anche a pretendere 3000 euro. Non solo nell'immediatezza dei fatti, ma anche in momenti successivi, avendo a disposizione i numeri di telefono utilizzati per i primi contatti. Cinque le vittime, di diversa estrazione sociale, individuate dai militari nel corso delle indagini che avevano portato il gip Mariapaola Borio ad emettere un'ordinanza di custodia cautelare in carcere.
Per il giro di estorsioni a luci rosse sono arrivate condanne pesanti. I tre giovani , infatti, agganciavano su siti web le loro vittime per incontri omossesuali e dopo le prestazioni sessuali pretendevano ingenti somme di denaro per non rivelare l'accaduto e soprattutto per non denunciare ai carabinieri le inesistenti violenze sessuali ai danni di un asserito minorenne.
Il giudice, Francesco Nappo, in sede di giudizio abbreviato, quindi con la conseguente diminuzione di un terzo della pena, ha infatti condannato i tre rispettivamente a dieci anni e otto mesi, dieci anni e quattro anni, per nove episodi tra estorsioni consumate e tentate, due rapine e pure sequestro di persona. Pene più pesanti peraltro, di quelle richieste dal pm Roberta Amadeo, ieri mattina in udienza, che si attestavano sui sette anni per le due condotte più gravi e su 3 anni e quattro mesi per il giovane considerato come l'esca del gruppo. Davanti al giudice i tre hanno dichiarato di essersi pentiti di ciò che avevano fatto per far fronte a problemi familiari.
I tre - un 21enne e due 19enni - erano stati arrestati a fine giugno dello scorso anno, dopo che una delle vittime, esasperata per le continue richieste di denaro, si era presentata ai carabinieri di Verolanuova per denunciare i continui taglieggiamenti.
Le indagini, coordinate dal pm Carla Canaia e sviluppate anche dai militari della Compagnia di Salò che avevano ricevuto denunce simili, avevano evidenziato una serie di condotte dei tre rom sviluppatesi tra febbraio e maggio. E non si trattava solo di estorisoni, ma pure di vere e proprie rapine e in un caso anche di sequestri di persona, quando una delle vittime era stata chiusa in automobile e i tre non le avevano permesso di uscire.
Daniela Zorat
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