Dal ballerino jazz al dottore in legge: sei nuovi preti per la Chiesa bresciana
Paolo VI definiva i preti «atleti dello spirito», e per affrontare la vita sacerdotale esortava a «mettere le anime in assetto di ginnastica spirituale, di alacrità, di agilità». Farsi prete non è mai stata una scelta facile, da prendere con leggerezza. Una vocazione totalizzante che richiede certo una fede solida, ma anche un impegno mentale significativo per il cammino che si intraprende.
Lo sanno bene don Michele Ciapetti, don Michele Dosselli, don Luca Galvani, don Matteo Piras, don Denny Sorsoli e padre Francesco Dell’Eucarestia che domani in cattedrale pronunceranno il loro «per sempre» nella Chiesa cattolica. Sono loro la «bella Chiesa di domani», come sottolinea don Sergio Passeri, rettore del Seminario diocesano.
Il compito
Lievito che fa fermentare, sale che dà sapore, luce che orienta e consola, questo il compito che li aspetta per usare le parole del vescovo Pierantonio Tremolada.
Non è certo poca cosa il compito che li aspetta, di questi tempi poi. «Se ripenso a quando sono diventato prete io - spiega don Passeri - posso dire di aver goduto del privilegio di una fiducia, diciamo così, preventiva, oggi purtroppo devo ammettere che questi giovani rischiano invece di essere visti con sfiducia, sempre preventiva. Questa è la situazione attuale, ma io dico: questi ragazzi meritano credito, dimostreranno certamente che è stato in loro ben riposto».
Don Sergio parla dei suoi ragazzi con sincero, profondo affetto, «hanno una storia personale molto significativa - sottolinea -, nella vita potevano intraprendere qualsiasi strada, anche professionalmente molto soddisfacente, hanno scelto di farsi prete. Non è una cosa da poco, anzi». Il loro, prosegue il rettore, «è un salto esistenziale notevole, ammetto che guardo sempre con piacevole stupore a chi nel terzo millennio fa questa scelta di vita coraggiosa».
Ragazzi che arrivano al sacerdozio spesso dopo aver concluso un ciclo di studi universitari (in lingue straniere o in giurisprudenza per fare due esempi), giovani che vivono pienamente il proprio tempo (magari come ballerino di modern jazz).
Vicinanza
Don Sergio vuole precisare un’altra questione che gli sta particolarmente a cuore. «Commentando i sei giovani che vengono ordinati sacerdote - spiega - molti, anche tra i nostri preti diocesani, sono portati ad aggiungere "solo", io invece ribalto la questione: nel 2022 ancora sei giovani decidono di dedicare la loro vita alla Chiesa, a Dio. Mi sembra una cosa straordinaria». Il rettore racconta anche il cambiamento del Seminario, «un luogo dove si punta alla formazione, ma anche ai rapporti fraterni».
Chi sono
Da ragazzino amava lo sport, soprattutto il rugby («che ho giocato senza grandi risultati» racconta), ma la sua vera passione è la montagna, il trekking, le camminate, quella straordinaria libertà che si prova quando si ha lo zaino sulle spalle. Don Michele Ciapetti, classe 1991, è cresciuto a Berlinghetto, è figlio dell’intidimenticato sindaco Dario, scomparso a seguito di un incidente fuori casa in una gelida mattina invernale. «Ho studiato storia e filosofia all’Università di Padova - racconta -. Mi sono laureato con una tesi di storia della teologia, sui conflitti novecenteschi tra modernisti e neotomisti. Gli anni dell’università sono stati anche gli anni del mio discernimento vocazionale, gli anni del riaccendersi della fede». Mentre era in Francia, in Bordogna a studiare per uno scambio Erasmus ecco la scintilla. E poi la scelta.
Adora camminare lungo il Mella, lo aiuta a riflettere. La vocazione di don Michele Dosselli si è consolidata negli anni, passo passo, poco alla volta fino a cementificarsi nella scelta definitiva di farsi prete. «Sono nato il 30 gennaio 1996, della parrocchia di Verolanuova - racconta -. Nel 2005 ho iniziato a fare il chierichetto e vivere l’oratorio. Dal 2010 al 2015 ho frequentato il liceo classico Vida in Cremona, e continuato il servizio di chierichetto ed animatore e catechista in oratorio. Nel 2015, dopo la maturità, sono entrato in seminario. Dopo la propedeutica, dal 2016 al 2018 sono stato seminarista a Flero. Nel 2018-2019 ho curato l’animazione vocazionale con don Luca Galvani. Nel 2019-2020 prefetto al Seminario Minore (fino al Covid). Nel 2020-2021 sono stato seminarista a Salò. Da ottobre 2021 sono diacono a Prevalle».
Appassionato di lingue straniere (nello specifico inglese e russo) come pure di cinema e musical, suona la chitarra (che è un grande classico per un curato d’oratorio), ma è stato (e in fondo è ancora) ballerino di modern jazz. Don Luca Galvani, classe 1993, è nato è cresciuto a Gavardo. «Dalla terza superiore, con il cambio del curato, l’oratorio è diventata la mia prima casa - racconta -. Ho frequentato il liceo linguistico al Fermi a Salò». Nell’estate della quarta superiore la partecipazione alla Giornata mondiale della gioventù a Madrid è l’evento che segna la sua vita e il suo cammino vocazionale. Al termine del liceo, l’iscrizone alla facoltà di lingue straniere (inglese e russo) alla Cattolica di Brescia, nel 2015 la laurea e l’ingresso in seminario. Da diacono ha svolto il servizio nelle parrocchie di Palazzolo sull’Oglio.
Frequenta la vita della parrocchia fin da quando era piccolo, don Matteo Piras, 25 anni, è cresciuto a Vobarno dove la sua vocazione è nata tra il servizio all’altare come chierichetto e l’esperienza dell’oratorio. «Dopo aver frequentato il liceo classico Arnaldo in città sono entrato nel seminario diocesano nel settembre del 2015», racconta. Negli anni di formazione è stato accolto le parrocchie di Agnosine, Flero e Salò; ha svolto il servizio diaconale nella parrocchia di Monticelli Brusati. Ama camminare i montagna. Se gli si chiede che molti pensano al sacerdozio come una vita fatta di privazioni e sacrifici, con le passioni che vengono messe da parte, lui replica che «la mia più grande passione è l’amicizia, mi è sempre piaciuta la dimensione conviviale. Non sono mai venuto meno ai miei impegni da amico, è un’attenzione costante».
Il suo futuro doveva essere con la toga in tribunale, ma il destino ha deciso diversamente. E così Denny Sorsoli, 31 anni, anziché l’avvocato sabato diventerà prete. Ha frequentato il liceo classico Arnaldo in città e poi la facoltà di Giurisprudenza dell’Università Statale di Milano dove si è laureato nel marzo 2015. «Nel settembre 2015 sono entrato nella comunità della propedeutica del Seminario di Brescia e ho iniziato il mio cammino di discernimento - racconta -. Ho fatto servizio nelle parrocchie di Pralboino, alla comunità del Seminario minore, nelle parrocchie dell’Unità pastorale di Concesio. Sono stato ordinato diacono l’11 settembre 2021 con i miei compagni e sto svolgendo il mio servizio diaconale nell’Unità pastorale di Vobarno». Fondamentali gli incontri con i sacerdoti durante questi anni.
Padre Francesco Dell’Eucarestia (al secolo Francesco Donato Conte) è nato a Firenze il 24 marzo 1989; già nel 1993, per esigenze lavorative del papà, si trasferisce a Verona, dove crescendo frequenta il santuario e parrocchia carmelitani di Santa Teresa di Gesù Bambino; quindi il diploma di liceo scientifico; verso la conclusione della laurea in Lettere classiche entra in convento dei Carmelitani Scalzi di Trento il 14 settembre 2014; professione semplice dei voti a Verona il 10 settembre 2016 e subito dopo a Brescia per iniziare lo studio teologico presso il Seminario diocesano e proseguire la formazione carmelitana nel convento di San Pietro in Oliveto di Brescia; pronuncia la sua professione solenne dei voti il 28 agosto 2021 e l’11 settembre 2021 riceve l’Ordinazione diaconale, insieme ai suoi compagni del Seminario.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato