Dal 3 ottobre 2016 ad oggi: venti mesi di mistero Sandrini
A poche ore dalla diffusione del video choc che riaccende i riflettori sulla vicenda, ricostruiamo il caso Sandrini, mese dopo mese.
Alessandro Sandrini, 32 anni, dipendente di un’azienda in provincia di Brescia il 3 ottobre 2016 parte per un viaggio in solitaria destinazione Turchia. Sale su un volo che da Orio al Serio lo porta prima ad Istanbul, dove fa scalo, e poi ad Adana. È fidanzato con una donna più grande di lui di 11 anni, ma decide di affrontare da solo la vacanza. Sorprendendo tutti perché mai, di fatto, si era allontanato da Folzano, dove abita. Ha scelto un albergo, prenotato e pagato dall’Italia, proprio nella quinta città della Turchia in termini di popolazione, a 180 chilometri da Aleppo, in Siria.
Il giorno successivo all’arrivo telefona alla madre: «Sono arrivato, tutto bene». Il volo di rientro è previsto per il 10 ottobre, ma Sandrini non arriverà mai all’aeroporto di Adana. E svanisce nel nulla per oltre un anno.
Solo il 19 ottobre del 2017 la madre Evelina riceve sul proprio cellulare infatti una telefonata del figlio da un numero internazionale collegato ad una compagnia telefonica in internet. «Ciao mamma, è un anno che manco da casa e so che mi stai cercando. Non so dove sono, mi hanno sequestrato, sono trattenuto. Ti prego aiutami» sono le parole disperate del 32enne protagonista negli ultimi tempi «di una vita disordinata» per dirla come sua madre.
Il tre dicembre successivo il secondo contatto telefonico. «Vogliono i soldi, qui non scherzano» dice il bresciano che chiama da un altro numero. Pochi giorni più tardi la madre del giovane rompe il silenzio stampa che dura da oltre un anno e che le aveva imposto la Farnesina. Decide di raccontare al nostro giornale il dramma che sta vivendo. Le sue paure per un figlio che non sa più dove sia finito. Per gli inquirenti Sandrini si trova sul confine tra Siria e Turchia
Tre giorni prima del Natale scorso la terza telefonata a casa. «Sono in una stanza tre metri per tre». Il nuovo anno si apre all’insegna del silenzio fino al 21 gennaio. Alessandro parla nuovamente con la madre e si sfoga: «Lo Stato italiano non sta facendo nulla. Mi vogliono far morire qui».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato