Dai rifiuti a Brescia alle rivelazioni sul papà di Meloni: il ritorno del pentito «non attendibile»
A volte ritornano. Ieri perché aveva, a suo dire, segreti sul traffico di rifiuti a Brescia, oggi per – sempre a suo dire – svelare i legami del papà della premier Giorgia Meloni (peraltro deceduto da tempo) con la criminalità organizzata. Nunzio Perrella, boss pentito della ‘ndrangheta torna davanti alle telecamere, in questo caso Report, e le sue parole fanno ancora una volta rumore. Perché oggi come allora quando si concentrò su Brescia non ci sono riscontri sulle sue dichiarazioni. E il precedente non lo aiuta.
Gli inquirenti passati da Brescia tra il 2015 e il 2017 lo hanno infatti già classificato come «inattendibile». Lo svela il Giornale facendo riferimento alle audizioni parlamentari – i cui verbali sono secretati – nelle quelli vennero sentiti l’allora procuratore aggiunto di Brescia Sandro Raimondi e l’allora capo della Squadra Mobile Alfonso Iadevaia.«Le risultanze a cui la polizia giudiziaria pervenne sono assolutamente negative, sia sui personaggi che non vennero riconosciuti in fotografia, sia sui luoghi. Non fu in grado di poter fornire un’ ubicazione geografica» fece mettere a verbale Raimondi il 31 maggio 2017. Iadevaia ricordò invece – come scritto anche dal Giornale di Brescia mesi prima – che il boss aveva chiesto un rimborso spese per arrivare a Brescia e farsi sentire dai magistrati sostenendo di non avere soldi per il viaggio. Tre giorni dopo l’appuntamento, saltato, in Procura, si presentò comunque in città per una conferenza stampa organizzata dal mondo ambientalista locale.
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