Da Shanghai a Rovato per dire grazie a chi le ha ridonato la vita
Diecimila chilometri. Metro più, metro meno. È la distanza che separa la metropoli cinese di Shanghai dalla cittadina di Rovato. Due mondi - non solo geograficamente - agli antipodi ma uniti, negli ultimi mesi, dalla forza di Lulù, 24enne letteralmente tornata alla vita dopo un lunghissimo periodo di riabilitazione trascorso al centro «Spalenza-Don Gnocchi» di via Golgi 1. Lo scorso febbraio la ragazza, studentessa all’Accademia di Moda di Milano, era stata soccorsa nella sua abitazione per un’intossicazione da monossido di carbonio.
«Lulù è arrivata da noi all’inizio di febbraio - ricorda la dottoressa Mariarosa Sbardellati, responsabile sanitaria della struttura rovatese -. Era stata soccorsa in stato di incoscienza in casa, un ambiente saturo di monossido di carbonio. È rimasta alcune settimane in gravi condizioni all’ospedale milanese di Niguarda, in coma e con un’insufficienza cardiaca per via della forte intossicazione». All’arrivo a Rovato la 24enne «era ancora incosciente - sottolinea la dottoressa Daniela Carli, che ne ha seguito la riabilitazione -. Aveva gli occhi chiusi e rispondeva debolmente agli stimoli dolorosi. La respirazione era assicurata da una tracheocannula e l’alimentazione avveniva attraverso la Peg», una sonda esterna.
Passo dopo passo
«La degenza in riabilitazione è durata oltre sei mesi - continua la dottoressa Carli -, nel corso dei quali Lulù è stata sottoposta a trattamenti di riabilitazione neuromotoria, a programmi di logopedia, interventi neuropsicologici e sedute con il terapista occupazionale. Con grande forza di volontà, spronata e guidata dai nostri fisioterapisti, Lulù ha recuperato la posizione eretta, muovendo i primi passi, prima con i necessari ausili e poi in completa autonomia, abbandonando definitivamente la carrozzina. Non sono mancate nemmeno le uscite in bicicletta, nel cortile della struttura. La logopedia e le stimolazioni le hanno consentito di tornare ad esprimersi, più velocemente in lingua madre ma poi anche in inglese e perfino in italiano».
Dimessa a fine agosto, Lulù è tornata ora, con i genitori, a Shanghai. Viaggio inverso, dalla Cina a Rovato, ha compiuto pochi giorni fa un inatteso omaggio, arrivato ai sanitari del Don Gnocchi: un cortometraggio, della durata di una decina di minuti, con le immagini girate dal padre e montate, giorno dopo giorno: dal ricovero di febbraio al miglioramento costante, fino al recupero della parola e del movimento, con una liberatoria pedalata in bicicletta nel giardino della struttura rovatese. La dedica, alla fine del video, è in tre lingue: ideogrammi cinesi, inglese e italiano.
«Grazie - dicono i familiari - per le cure e il supporto che avete fornito a Lulù. Vi siamo veramente grati per la pazienza e l’affetto dimostrati nei nostri confronti. Vi preghiamo di accettare la nostra più sincera e profonda riconoscenza per il vostro eccezionale lavoro, svolto con competenza e amore. Siete il sole della nostra famiglia».
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