Da nord a sud, se San Faustino diventa un punto di incontro
Il primo impatto con l’oceano di bancarelle è di quelli frastornanti. Che sia un turista, uno studente fuori sede o un lavoratore in trasferta, per chi non è cresciuto a pane e fiera il giorno di San Faustino è un microcosmo da scoprire. Ma il serpentone commerciale è tutt’altro che divisivo.
Dai negozi itineranti si ascoltano decine di diversi accenti: dal veneto al siciliano, passando per il sardo. Sembra l’anticamera del multiculturalismo.
Ma il «cerimoniale» vuole che acquistare qualcosa sia quasi un dovere. A Napoli lo chiamano «struscio», a Brescia il nome sarà sicuramente diverso, ma il fenomeno sociale no.
Anche qui il grande mercato diventa un incubatore di una vasta umanità. Perché da nord a sud, il mercato è interclassista, liberatorio e anche un po’ anarchico.
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