Da chiesa ad aula studio: come l'ex Cavallerizza è diventata «la Cavalla»
Non c’è Millenial di Brescia che non la rievochi con nostalgia. Tutti sono passati da lì: le ore trascorse ai grandi tavoli da sei, i caffè in sala macchinette, le sigarette sul marciapiede, i pomeriggi e le serate passati a studiare e più che altro a fingere di stare concentrati sui libri per più di mezz’ora di fila in attesa dell’ennesima distrazione, i bigliettini lasciati sui tavoli per chiedere o lasciare il numero a qualcuno, il pirlo compensativo al bar di fronte («anche oggi in fondo ce lo siamo meritati»).
L’ex sala studio Cavallerizza, «la Cavalla», è un ricordo affettuoso per i trentenni e quarantenni bresciani (sì, è dura ma rassegniamoci: siamo invecchiati), che per buona parte della loro adolescenza e degli anni universitari ne hanno fatto un punto di riferimento sociale imprescindibile. E ha una storia parecchio lunga.
Era il 9 luglio 2017 quando la Cavallerizza ha definitivamente chiuso i battenti, lasciando la sua funzione all’attuale sala Umberto Eco di corso Mameli, ricavata negli spazi dell’ex Buonissimo. Che certo è più funzionale, più equipaggiata, ci sono le prese a ogni postazione mentre in via Cairoli ci si contendeva le poche ai lati per abbandonare il pc a ricaricare o sedersi direttamente per terra a scrivere la tesi, il wi-fi è ovunque, c’è l’aria condizionata (nella vecchia aula insieme si tentava di sopravvivere con qualche vecchio ventilatore) - eppure ha perso quel sapore amarcord che caratterizzava la Cavalla (i Millenial sanno).
Oggi sono stati completati i lavori di recupero che trasformeranno l'ex aula studio in uno spazio espositivo-funzionale. Ma la Cavallerizza ha alle sue spalle già svariate vesti.
Dalla Chiesa al maneggio
Le informazioni disponibili online sono poche ma le ricostruzioni storiche fatte per esempio dal Fondo Ambiente Italiano e da Turismo Brescia permettono di ricostruirne le tappe fondamentali, insieme agli articoli d'archivio del Giornale di Brescia. L’edificio di via Cairoli risale al Quattrocento e all’inizio ospitava la chiesa di Sant’Antonio Abate, o Viennese, che venne edificata nel 1415 insieme al convento per i Cavalieri Ospitalieri. Per un periodo accolse anche un ospizio per pellegrini, malati e poveri.
Dell'edificio quattrocentesco sopravvivono solo poche testimonianze: all’esterno resta la facciata della cappelletta terminale della navata, visibile in via Matteotti, e all’interno ci sono alcuni particolari decorativi e costruttivi riportati alla luce con il restauro di fine anni Sessanta. Nella seconda metà del Cinquecento la chiesa passò ai Gesuiti che vi fondarono il collegio dei Nobili, aperto fino al 1882. In quel periodo la chiesa venne arricchita con opere d’arte in parte distrutte durante l’incendio del 1669 e in parte vendute a collezionisti privati.
Tra il 1845 e il 1846 la Cavallerizza diventò la sede del maneggio pubblico della città, con un progetto dell’architetto Luigi Donegani. Prima si trovava dove c'è l'attuale Camera di Commercio.
L'aula studio
Nel 1967 il sindaco di Brescia Bruno Boni propose alla proprietà dello stabile, la Cavallerizza Alessandro Bettoni, di spostarsi nella cascina comunale di via Chiappa a Sant’Eufemia in comodato d’uso gratuito per trent’anni e di cedere in cambio alla Loggia gli spazi di via Cairoli.
L’aula studio è stata inaugurata nel 1992, dopo un lavoro di restauro. Per 25 anni ha accolto migliaia di studenti liceali e universitari, di Brescia e fuorisede. È rimasta in funzione fino a luglio 2017, quando la città ha salutato uno dei luoghi del cuore di almeno tre generazioni.
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