Da Cascina Maggia a Palazzo Avogadro: cercansi mecenati
Alcuni, sulla carta, si trascinano ormai da anni nel lungo elenco che compone il piano dismissioni del Comune. Altri sono entrati a far parte di quella lista sulla scia di alcune manifestazioni di interesse avanzate da privati. Ora, però, almeno per otto di questi gioielli bresciani, è arrivato il momento di pensare a una rinascita concreta: i loro dossier sono al centro dell’attenzione di Loggia e Soprintendenza che «fanno squadra» per definire i criteri (tradotto: le funzioni che questi edifici potranno ospitare) con i quali mettere all’asta i palazzi, salvaguardandone il valore storico e artistico.
Prima di mettere i beni sul mercato e avviare così una serie di bandi «concreti» è necessario che gli ipotetici privati interessati all’acquisto possano insomma conoscere nel dettaglio come (e per realizzare cosa) potranno sfruttare gli spazi e, quindi, quale funzione potranno mettere in campo e quale invece via Calini vieterà.
Il punto di partenza di questo teorema di aste è pratico: l’Amministrazione non ha sufficienti fondi a disposizione per farsi carico della riqualificazione e per la manutenzione di questi immobili di pregio. Che, abbandonati, rischiano di andare incontro a un degrado profondo (come nel caso di Palazzo Avogadro, dove una porzione, quella delle ex stalle, è già crollata). Nasce da qui, dalla volontà di salvaguardare in primis le belle arti regalando però agli edifici un futuro, il tavolo di lavoro dedicato in particolare ai gioielli pubblici: da palazzo Avogadro (valore stimato in 3,1 milioni) a Cascina Maggia (4,4 milioni), inclusa la palazzina attigua affrescata (370mila euro), dall’ex Dazio in piazzale Arnaldo a Cascina Bottà (1,4 milioni), dalla palazzina incastonata tra i civici 11 e 19 di contrada Sant’Urbano (quasi 2 milioni) a Palazzo Bonoris in via Tosio (2,6 milioni), fino ad arrivare alla ex casa della Circoscrizione all’interno di Borgo Wührer (spazi, questi, non soggetti a vincoli e che valgono oltre un milione di euro).
Saranno «loro», martedì, i protagonisti dell’incontro tecnico-operativo tra Loggia e Soprintendenza, conclave nel quale pure si discuterà della Pinacoteca Tosio Martinengo.
Un dialogo già avviato in modo approfondito da qualche settimana, quello fra i due enti, che ha visto il sindaco Emilio Del Bono in campo in prima persona insieme all’assessore al Patrimonio Valter Muchetti per «mettere in moto la macchina» della valorizzazione. Pubblica dove necessario, privata preferibilmente, ma in almeno un caso (palazzo Avogadro) anche attraverso un «mix» di impegni.
«Nei prossimi giorni si parlerà di queste pratiche per scandire il via ai bandi - conferma l’assessore -. Il Comune non ha la forza economica per farsi carico della gestione di questi tesori e, anzi, ha necessità di reperire nuove risorse». Tanto che per l’eventuale incasso c’è già una destinazione: «Le priorità sono chiare, quei fondi serviranno per le scuole, il sociale e per la manutenzione delle infrastrutture - precisa Muchetti -. In questo modo proseguiamo il percorso nel segno della riqualificazione del patrimonio, perché l’obiettivo comune, tra Amministrazione e Soprintendenza, è salvaguardare questi beni. E senza la possibilità economica di effettuare manutenzioni e restauri il Comune questo non può più garantirlo, a differenza di un privato disponibile ad investire».
Qualche offerta sul tavolo? Alcuni spazi sono certamente più appetibili di altri. «Qualche interesse è stato già manifestato per Cascina Maggia» rivela il titolare del Patrimonio: del resto lo spazio che fu adibito ad ostello si presta, ad esempio, ad essere tradotto in stanze di hotel o in mini alloggi.
Una mano si è alzata anche per chiedere informazioni su Palazzo Salvi Bonoris (base d’asta 2,6 milioni), in via Tosio, tanto che il primo bando esplorativo è già aperto e si chiuderà il 19 novembre.
Un’ultima gara riguarderà invece la Crociera di San Luca, ma in questo caso «non si tratterà di una vendita - precisa Muchetti - bensì di una concessione pluriennale in cambio della valorizzazione», proprio come avvenuto per l’ex Mercato dei Grani.
Patrimonio tra valorizzazione e conti pubblici
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