Da Brescia al Piemonte per cacciare di frodo specie protette: 5 cacciatori denunciati

È quanto emerso in una conferenza stampa che si è svolta oggi a Torino sui casi di bracconaggio
  • Le specie protette cacciate
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Dalla Lombardia al Piemonte per cacciare di frodo specie protette. Affittano il capanno o il laghetto dai quali si appostano per sparare agli uccelli protetti. In provincia di Brescia, tra i cacciatori, si parla di «Sistema Piemonte» ed è proprio dal Bresciano che arrivano la maggior parte di coloro che sono stati denunciati negli ultimi anni per bracconaggio nel biellese e nel vercellese.

È quanto emerso in una conferenza stampa che si è svolta oggi a Torino presso il Palazzo della Regione, una riunione indetta dal Gruppo Consigliare M5S e alla quale hanno partecipato anche i rappresentanti del Tavolo Animali e Ambiente e del Cabs.

«I recenti episodi di bracconaggio scoperti dai carabinieri forestali - spiegano gli ambientalisti intervenuti - hanno riportato alla ribalta quello che è un fenomeno diffuso e che sembra di anno in anno aumentare». Infatti in soli due giorni di attività di vigilanza nelle province di Vercelli e Biella sono state denunciate ben undici persone di cui cinque bresciani. Tutti utilizzavano mezzi vietati di caccia (richiami acustici) e abbattevano piccoli uccelli appartenenti a specie protette (fringuelli, pispole, peppole e migliarini di palude).

«L’attività antibracconaggio - concludono gli animalisti - svolta all’interno di Aziende Agri Turistico Venatorie ha dimostrato ciò che il Cabs denuncia ormai da anni: intere porzioni di territorio piemontese sono oramai in balia di bracconieri provenienti da fuori Regione, soprattutto dalla provincia di Brescia e di Bergamo). Un resoconto impietoso di una situazione che non pare più tollerabile».

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