Da Brescia a Kiremba con Medicus Mundi: «Una situazione sempre più drammatica»
Sono 8.357 i km che separano Brescia da Kiremba, città della provincia di Ngozi, in Burundi. È la distanza che i medici e gli operatori sanitari dell’Ong bresciana Medicus Mundi hanno percorso poche settimane fa per una delle ultime tappe del progetto «Kura Kiremba». Le prime esperienze di volontariato dell’organizzazione, fondata nel 1980, hanno avuto luogo proprio nel nord del Burundi, proprio a Kiremba. Medicus Mundi è una delle associazioni che si muove nell’ambito di Ats Kiremba, progetto nato nel 2014 grazie all’impegno dell’Ufficio missionario della Diocesi di Brescia.
Sandra Foletti, responsabile per l’associazione dei progetti in Burundi, racconta la difficile situazione che vive Kiremba e come i medici e gli operatori bresciani si siano dedicati alla formazione del personale sanitario del Renato Molo: «L’ospedale è la base logistica che fa da coordinamento a 23 presidi sanitari che sono disseminati sulle 42 colline che circondano la città: non eravamo mai riusciti a entrare in contatto con queste realtà alle quali la popolazione accede gratuitamente. La popolazione vive in estrema povertà e gli spostamenti sono molto complessi: Kiremba infatti si trova a 160 km dalla città di Ngozi».
Rientrata a Brescia dopo dieci giorni di missione, Foletti non nasconde i sentimenti ambivalenti: da un lato, la soddisfazione dopo 8 anni di lavoro e sei missioni in Burundi; dall’altro, la preoccupazione e il malessere per le criticità che nella zona continuano ad acuirsi.
Obiettivi
«La malnutrizione rimane la piaga più grande, soprattutto quella infantile: il 14% dei bambini sotto i 5 anni sono denutriti. Questa problematica, però, negli ultimi anni, è tornata a colpire gravemente la popolazione adulta», spiega Foletti. Recentemente, infatti, il Paese è sprofondato in una forte crisi a causa della svalutazione della moneta, la povertà dilagante impedisce quindi alla popolazione di avere standard di vita sufficienti. «Le persone sono costrette a vivere alla giornata con ripercussioni anche alimentari: non riescono ad assumere una quantità quantomeno sufficiente di proteine settimanali: per molti si parla di un solo uovo ogni sette giorni».
Qual è il lavoro che Medicus Mundi svolge nel progetto «Kura Kiremba»?
«Puntiamo a una corretta collaborazione tra ospedale e centri di salute del territorio - continua Foletti -. Nei primi cinque giorni di missione, in collaborazione anche con il dottor Silvio Caligaris, infettivologo e vicepresidente di Medicus Mundi, si è svolta la formazione dei medici di Kiremba, degli infermieri e dei tecnici di laboratorio dei centri di salute. Lavoro nell’ambito della cooperazione internazionale da vent’anni ma quando sono entrata in contatto con la realtà del Burundi mi sono affezionata - prosegue ancora Foletti -. È stata una missione difficile da descrivere: da un lato c’è un’estrema soddisfazione per i risultati e per essere riusciti ad attrarre persone e personalità di alto spicco che gratuitamente che rispondono all’appello di Medicus; lo scambio di fiducia con il personale locale si è costruito con molta umiltà, qualità che ha reso possibile risponde in modo efficiente al desiderio di formazione del personale locale».
Il futuro
Dall’altro lato, quando si conclude la missione, scatta la preoccupazione per quello che accadrà quando i pazienti lasceranno l’ospedale. «Purtroppo in molti, anzi nella maggior parte dei casi - conclude -, dopo aver assunto supplementi alimentari in ospedale, ricadono in una drammatica situazione di malnutrizione. Gli integratori che il personale sanitario suggerisce di assumere per proseguire nel recupero a casa, spesso vengono divisi tra i componenti della famiglia, invece di essere assunti da un singolo individuo».
Questa missione si è conclusa, ma Foletti, insieme agli altri membri di Medicus Mundi, ha in programma di tornare già in autunno per impostare l’avvio di nuovi progetti per continuare a supportare i presidi sanitari di Kiremba.
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