Cromo in falda, altre due condanne

Un anno e due mesi anche ai figli del titolare della Baratti e Inselvini di via Padova
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Per Provincia, Comune e Arpa non sono gli unici responsabili edll'inquinamento da cromo esavalente della falda acquifera. Per la giustizia, almeno per ora, sì.

Sette mesi dopo il patteggiamento con il quale Giovanni Inselvini, titolare della Baratti e Inselvini di via Padova ha chiuso il suo fascicolo processuale, a stessa pena - un anno e due mesi - sono stati condannati dal giudice dell'udienza preliminare Luciano Ambrosoli i figli Ottaviano e Alberto.

Per entrambi, come per il padre, l'accusa era disastro colposo e violazione delle norme a tutela dell'ambiente. I due amministratori dell'azienda specializzata in galvanica e cromatura di metalli sono stati condannati anche a risarcire le parti civili.

Sarà però un separato giudizio civile a stabilire il quantum che dovranno versare al Comune di Brescia, ad A2A e ad alcuni residenti del quartiere che sorge intorno al loro capannone.

La sentenza di condanna arriva a tre anni dalla scoperta del massiccio inquinamento della falda acquifera che riposa a sud del centro storico. I campionamenti fatti dal Nucleo investigativo della Procura portarono alla luce dati inquietanti: le concentrazioni di cromo esavalente, avvicinandosi alla Baratti, arrivavano a livelli decisamente oltre il consentito, anche 400mila volte sopra il lecito.

Dti alla mano, la Procura provvide ad apporre i sigilli all'azienda, alle vasche per la cromatura e ad alcuni pozzi. Per non lasciare le famiglie all'asciutto, all'epoca furono necessari interventi di emergenza.

Del cromo nella falda sono occupati anche Comune, Provincia e Arpa. Nei giorni scorsi sono stati avviati gli interventi di messa in sicurezza: atti preliminari di un futuro intervento di bonifica dell'area. I tre enti hanno poi lavorato parallelamente alla Procura individuando un secondo focolaio dell'inquinamento della falda.

In via Noce sono state individuate concentrazioni 400 volte superiori al limite. Per gli autori del campionamento sono dovute all'attività di galvanica che fino a qualche tempo fa veniva svolta nel capannone della Forzanini srl di via Ancona 62.

Pierpaolo Prati

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