Cromo esavalente, le lente bonifiche di Baratti e Forzanini
«Le attività di bonifica in corso sui suoli e sulle acque sotterranee» sembrano «comportare un miglioramento del quadro di contaminazione relativamente al cromo esavalente».
Questa l’ultima fotografia scattata dall’Arpa in merito alla Baratti Inselvini, una delle ferite ambientali di Brescia, nel quartiere Chiesanuova. Nell’ultima relazione con le analisi sulla falda del Sin Caffaro, datata aprile 2018, si specifica però che l’impianto di sbarramento a valle dell’azienda è caratterizzato comunque da una «scarsa efficienza», con una barriera «sotto dimensionata» rispetto alle esigenze di contenimento del cromo VI, rilevato ancora in «concentrazioni elevate all’esterno del sito Baratti, anche in ragione del continuo limitato funzionamento della barriera idraulica».
La strada intrapresa negli ultimi anni è insomma quella giusta, ma il lavoro svolto non è ancora sufficiente a contrastare la diffusione di questo inquinante cancerogeno che avvelena la falda e costringe Loggia e A2A a svolgere costosi trattamenti per rendere sicura l'acqua che entra nelle nostre case.
In una situazione così complessa, l’andamento delle concentrazioni è tutt’altro che lineare: nel sito ci sono piezometri in cui i valori, tra marzo e settembre 2017, sono crollati da 95.698 a 429 microgrammi per litro d’acqua, diminuiti da 7.100 a 3.480 µg/L o addirittura aumentati da 0,58 µg/L a 8.310 µg/L.
Un discorso analogo vale per il sito Forzanini, dove le attività produttive sono però ferme da anni. Qui, anche se più di recente rispetto a Baratti, è partita una sperimentazione per bonificare il cromo esavalente che sembra dare i primi risultati con tempi che si preannunciano comunque lunghi.
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