«Crisi climatica e demografica le sfide per l’architettura»

Questa intervista è parte del progetto «Interviste allo specchio», condiviso con L’Eco di Bergamo e nato in occasione del 2023, l’anno che vede i due capoluoghi uniti come Capitale della Cultura 2023. Ogni domenica i due quotidiani propongono l’intervista a due personaggi autorevoli del mondo culturale (nell’accezione più ampia), uno bresciano e uno bergamasco, realizzate da giornalisti delle due testate. Di seguito trovate l’intervista al personaggio bresciano. Per scoprire il contenuto dell’intervista all’omologo bergamasco invece, vi rinviamo a L'Eco di Bergamo (in calce all’intervista trovate il link diretto alla pagina dedicata del quotidiano orobico).
Nel palinsesto di Capitale della Cultura anche l’architettura ha trovato un suo spazio, con le iniziative messe in campo dai due ordini di Brescia e Bergamo, e le due mostre promosse dalle Amministrazioni dedicate alla forma della città.
Architetto Albrecht, basta questo per portare l’architettura al grande pubblico?
Il grande pubblico in realtà è già coinvolto. Magari non ne capiscono molto, ma tutti sono in grado di valutare se stanno meglio o peggio all’interno di uno spazio architettonico. Le mostre e le iniziative servono, ma c’è un grosso problema strutturale, manca il rapporto tra pensiero architettonico, divulgazione, coinvolgimento. Brescia ha tentato un po’ timidamente con l’Urban Center, spero che ora, con la sindaca Castelletti che lo volle a suo tempo, possa recuperare qualcosa.
Che rapporto c’è tra architettura e politica nel disegno della città?
La politica oggi non ha assolutamente nessuna capacità di progettualità, l’abbiamo visto a livello nazionale con il Covid e poi con il Pnrr. Le amministrazioni pubbliche non hanno gli strumenti adatti per modellare il futuro. Pensiamo solo a Brescia, quanto grande era l’ufficio tecnico comunale ai tempi di Benevolo, e quanto grande è adesso? Oggi le amministrazioni pubbliche, dopo trent’anni di privato, non hanno gli strumenti per individuare strategie di qualsiasi tipo, hanno rinunciato in maniera totale a dedicarsi a queste cose.
A Brescia, dopo l’ultimo grosso intervento a Sanpolino, ora si sta lavorando a via Milano, alla linea del tram… È sufficiente?
È minutaglia rispetto alle grosse trasformazioni epocali che abbiamo davanti in tempi brevissimi. Due miliardi e mezzo di persone escono dalla nicchia di sopravvivenza a causa del caldo: cosa succederà? In Italia soffriamo di crisi demografica, come ci poniamo rispetto a questo? Siamo un Paese con 8mila chilometri di costa e non investiamo sul mare. E avanti così…
E Brescia? Su cosa dovrebbe puntare?
Tradizionalmente aveva puntato sul disegno urbano come sua caratteristica di sperimentazione, ma ci ha rinunciato completamente. Perché non andare avanti?
Oggi si parla di recupero dell’esistente, di non consumo di suolo… si può progettare anche recuperando?
Il problema dell’Italia, e di Brescia e Bergamo, è un territorio massacrato. Va impostata una gigantesca politica di rimessa in sesto che parte da un principio semplice: la densità nei centri storici dell’Italia del nord è circa tre volte superiore di quella delle periferie. Se noi applicassimo la densità dei centri storici, che funziona, all’intero territorio, avremmo un risparmio gigantesco. Questo è reinvenzione del paesaggio nazionale. Ma chi lo fa?
Brescia e Bergamo potrebbero lavorare insieme in questo senso?
Penso proprio di sì. Sulle mappe del 1850, questo territorio era completamente urbanizzato, ma attraverso un sistema di grandi nuclei, non di macchie sparpagliate. Si può ancora far rivivere quel sistema di grandi nuclei. In questo periodo storico si può investire nel territorio, bene non delocalizzabile, grande risorsa economica per il Paese. L’Italia è un Paese piccolo, ma con molte differenze, un mondo in miniatura all’interno di un mondo globalizzato, e questo può funzionare.
Da architetto, cosa consiglia di visitare a Brescia?
Il Carmine, uno dei primissimi interventi di valorizzazione di un centro storico. Il nostro centro storico non c’era, è stato protetto, salvato, sono stati fatti interventi, una politica, un piano… è stato un grande progetto per un pezzo grande della città, che non viene mai citato. Neanche dagli architetti, che per anni lo hanno combattuto.
A questo link l'intervista alla specchio curata da L'Eco di Bergamo.
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