Crediti di imposta fantasma, indagati anche Bragaglio e Malchiodi

Nell'inchiesta figurano anche i nomi della presidente del Basket Brescia e del numero uno dell’An pallanuoto
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L'elenco è lungo e supera i cento nomi. Ci sono piccoli e medi imprenditori del territorio. Chi ha fatto il botto a sei zeri è finito in carcere, gli altri sono indagati a piede libero. Tutti accusati di indebita compensazione. Questioni di crediti di imposta inesistenti, il business che la «mafia in giacca a cravatta» avrebbe usato per drogare l’economia locale. Permettendo di evadere le tasse a chi ha accettato il rischio.

Tra i nomi nel registro degli indagati dell'inchiesta ce ne sono due che rimandano allo sport della nostra provincia. Graziella Bragaglio, presidente del Basket Brescia e Andrea Malchiodi, numero uno dell’An pallanuoto. Legati dalla passione per lo sport e anche da questioni di lavoro. Malchiodi, commercialista di professione, fino a ieri è stato presidente del collegio sindacale del Basket Brescia. 

«Dopo un cda straordinario è stato rimosso» spiega la presidente Bragaglio. Decisione alla luce dell’inchiesta che crea imbarazzo: «Io indagata? Lo apprendo da voi. Crediti di imposta acquistati? Ricordo che Malchiodi me l’aveva proposto anni fa, ma non se ne fece nulla. Del resto la nostra normativa non lo consente neppure. Sono amareggiata ma comunque serena». A entrare nel dettaglio è il suo legale, l’avvocato Stefano Lojacono. «Il credito in questione non è stato mai utilizzato in compensazione. Il Basket Brescia ha pagato integralmente e regolarmente tutte le imposte d’intesa con la Agenzia delle Entrate. La dottoressa Bragaglio - aggiunge - chiarirà in tempi brevissimi la sua posizione con il magistrato».

Più delicata invece la posizione di Andrea Malchiodi, che deve anche lui rispondere di indebita compensazione per vicende che pare siano legate all’attività sportiva con la pallanuoto oltre che alle sue consulenze professionali. Il commercialista all’alba di giovedì ha subìto una perquisizione in casa e in studio. Le Fiamme Gialle hanno sequestrato documenti e materiale informatico che dovrà ora essere vagliato. Agli atti di questo filone di inchiesta ci sono centinaia di capi d’accusa in merito a compravendite anche milionarie di crediti fittizi che il gruppo criminale accusato di associazione a delinquere di stampo mafioso avrebbe messo sul mercato attraverso «colletti bianchi» capaci di procacciare clienti, trattenendo per sé una percentuale. Sia chiaro: non è vietato acquistare e vendere crediti di imposta. Lo è quando questi risultano assolutamente falsi e creati ad hoc da società nate con il solo scopo di permettere l’evasione fiscale.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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