Covid, Remuzzi: «I nuovi positivi non sono contagiosi»
La questione della rilevanza delle persone asintomatiche continua ad alimentare il dibattito tra gli esperti. E ieri, ad intervenire sul tema è stato il direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, Giuseppe Remuzzi: «I nuovi positivi non sono contagiosi, basta con la paura» ha detto.
Il direttore, sulla scorta di uno studio condotto dal suo team, parla chiaramente: «Bisogna spiegare cosa sta succedendo alla gente, che giustamente si spaventa quando sente i dati. Noi stiamo per pubblicare uno studio che contiene alcune informazioni utili per capire».
Indagine dalla quale emerge che ci sono sì nuovi casi di positività al coronavirus, ma «con una carica virale molto bassa, non contagiosa. Li chiamiamo contagi - ha spiegato Remuzzi - ma sono persone positive al tampone».
Per il direttore del Mario Negri, «l’Istituto superiore di Sanità e il governo devono rendersi conto di quanto e di come è cambiata la situazione da quel 20 febbraio ormai lontano. E devono comunicare di conseguenza. Altrimenti - ha avvertito - si contribuisce a diffondere sempre più una paura ingiustificata».
Come si dovrebbe agire dunque? In primis modificando la comunicazione. «L’Istituto superiore di Sanità e il governo devono qualificare le nuove positività, o consentire ai laboratori di farlo, spiegando alle persone che una positività inferiore alle centomila copie di Rna non è contagiosa, quindi non ha senso stare a casa, isolare, così come non è più troppo utile fare dei tracciamenti che andavano bene all’inizio dell’epidemia», è il rilievo di Remuzzi, che ha rimarcato: «Non bisogna confondere il numero di tamponi con l’andamento dell’epidemia». A commentare le dichiarazioni - su Rai Radio1, ospite di Un giorno da pecora - è il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri: «La contagiosità dipende dalla carica virale. Se tu hai molti sintomi, se fai tanti starnuti il contagio è più probabile. Se sei al contrario completamente asintomatico, è meno probabile che si abbia una carica virale alta».
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